Evaporata

Cari tutti, quando leggerete io sarò evaporata, che mi toccano ancora riunioni varie prima di una meritata settimana di ferie. Eh sì quest’anno cambia tutto, a causa dei miei impegni lavorativi e quindi si torna a ritmi che più hanno a che fare con il passato, cioè quando si partiva con il caldo di luglio. Se vi siete chiesti come mai non ci sono più notizie di concerti e teatro, la realtà è che, essendo boomer, non ho più il fisico per lavorare otto ore e poi scapicollarmi a Asti, Stresa o a casa del diavolo. Senza contare che essendo boomer il pensiero della folla che si accalca non mi piace particolarmente (manco prima, neh) e volendo andare in ferie non vorrei prendermi il covid proprio adesso, che se lo sta prendendo (o ri-prendendo) chiunque io conosca. Però ci sono un paio di cose che vorrei fare, salute soldi e tanto amore permettendo. Invece la settimana di ferie potrebbe prendere una brutta piega, perchè la mia socia ha il raffreddore, dopo tre vaccini e un covid. Speriamo abbia preso il solito colpo d’aria che si becca regolarmente in questo periodo nel passaggio da temperatura frigorifero dell’ufficio all’aria rovente di Calcutta on the Tanaro. Incrociamo le dita e speriamo che lo #streamofsfiga non si sia attaccato anche a lei.

E proprio di Calcutta on the Tanaro, aka Mandrognistan Ville voglio parlare oggi, anche se mi rendo conto che con il termometro fisso tra i 36 e i 38 gradi fare il turista qui non sia proprio il massimo della vita, cioè hai fatto la fatica di chi ha salito l’Alpe di Huez senza avere il panorama, e nemmeno i tifosi.

L’occasione mi è stata data dalla necessità di portare l’auto in officina dopo l'”incidente al pian della Mussa, e siccome mi mancavano pochi km a dover fare la cinghia di distribuzione (un salasso) mi sono accordata per cambiare la ruota e la cinghia nello stesso momento, ho portato l’auto in officina e poi mi sono fatta i quasi tre km tra questa e l’ufficio a piedi ( e poi alla sera, tra ufficio e casa).

Al mattino presto non c’erano ancora le folate di aria calda che caratterizzano queste giornate. Passando sotto la galleria di alberi degli spalti mi ha colpito il rumore incessante delle cicale che cantavano già. Sembra che ci siano cicale nascoste in ogni piccolo pezzo di verde disponibile, sotto gli alberi dei viali, nei giardini, persino tra le rigogliose erbacce del nostro cortile, dove la temperatura alle 13 è ben oltre i quaranta gradi.

Sotto i viali, nonni sfatti e bambini che sembravano aver perso la voglia di saltare.

Proprio questo caldo fa ripensare al fatto che gli alberi mettono al riparo dal caldo – più alberi, meno afa. lo so , state pensando col cavolo dato che la notte non si dorme. Eppure, essendo fuori casa varie volte a orari di solito abbastanza incivili, per la prima volta dalla mia infanzia mi sento rinfrancata dall’estate, anche se il trucco cola e i vestiti si incollano addosso. Soprattutto mi piace l’aspetto semidisabitato che assume questa città in questa stagione, quando sembra che a lavorare si sia rimasti in pochissimi…

Spalto quasi deserto

…e in città sono rimasti i soliti zombi, i disadattati e le persone strambe come noi.

Comunque, se volete farvi un giro nella calura, e ci sono sempre più turisti che lo fanno, non siate timidi, sabato prossimo, dalle 15, c’è il Gay Pride, che torna dopo il Covid. Noi saremo al fresco, sperabilmente, ma per far festa c’è sempre una ragione. (Anche perché, oggettivamente, c’è poco da stare allegri)

Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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