La ragazza con la valigia

Sì, sono andata a #SalTo con una valigia e me la sono portata in giro tutto il pomeriggio. Le ragioni sono molteplici . La prima è Pepita ha pisciato nel borsone che avevo scelto. Così ho buttato tutto nella valigia a rotelle che è sempre a disposizione, ho cacciato un urlaccio e buttato borsone e pigiama in lavatrice. Perché sapevano che li avrei abbandonati per il week end, ancora- e lo farò anche il prossimo in realtà, ma sempre lento pede perché sono un’anatra zoppa (certificata)

Che vi dicevo?

Così sono partita convinta che avrei lasciato al guardaroba la suddetta valigia. Illusa. Nemmeno litigando. O menzionando gli onnipotenti funzionari per cui andavo a lavorare.

Così mi sono portata appresso la valigia. Scoprendo che un mucchio di gente va in giro con la valigia (avrei dovuto capirlo quando il signore della vigilanza mi ha aiutato a spostarla). La ragazza con la valigia. E le scarpe da ginnastica (che fa boomer).

Così: quest’anno non ho fatto nemmeno lo sforzo, ho guardato Capricorno e Priuli e Verlucca e poi ho comprato tutta la newsletter ultima di Keller sotto lo sguardo ammirato degli astanti. E via. E poi tutte le guide dei posti in cui forse andrò dato che con l’escursionismo ho chiuso (ok mi hanno appena fatto una proposta interessante e in effetti ho comprato guide a caso)

Comunque: ci sono più bagni (anche chimici), ma c’è sempre la coda.

Forse l’anno prossimo ci saranno anche le panchine sparse, chissà. L’unico modo per sedersi è partecipare a qualcosa. E non è facile. A sentire Barbero c’era la folla. A vedere la Jimenez Bartlett una coda infinita . In piedi. C’era pure Salvini (commento di qualcuno che conosco: il suo libro è talmente brutto che non può averlo scritto un ghost)

E faceva un caldo cane (preparatevi)

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Ma trattano bene le vecchie abbazie (i francesi, sempre)

In effetti, avevo letto dell’Abbazia di Thoronet praticamente in tutte le guide, e mi era sempre sembrata lontanissima da Mentone, che di solito è il mio punto d’appoggio. In realtà da St Tropez era a meno di mezz’ora di strada, così avevamo finito lì la giornata, considerando che a St Tropez non c’è poi così tanto da vedere ( se non musei che non vedrei nemmeno in Italia, forse.)

Rispetto a Frejus, e pure all’abbazia di Staffarda, che è più o meno dello stesso periodo, anche se di diversa tradizione, Thoronet è conservata molto meglio. Anche se mancano anche qui alcune parti di edifici, in particolare quelli dedicati all’accoglienza dei pellegrini, il complesso abbaziale è intatto, e soprattutto lo sono la chiesa e i meravigliosi chiostri. È immersa in una foresta lussureggiante e credo che anche in piena estate non dia quell’impressione trasandata che ci aveva fatto Staffarda (ora arriverà un altro shitstorm). In più, il luogo lascia, come spesso accade nelle abbazie benedettine, come questa, una grande impressione di pace.

Fondata nel XII secolo da monaci cistercensi provenienti dall’Ardeche, è in un luogo sufficientemente isolato, ma non lontano da Frejus che era sede vescovile. È una delle tre sorelle provenzali (tre abbazie cioè, e di gran lunga la più famosa), con Senanque e Silvacane. Viene abbandonata durante la rivoluzione francese, ma nell’Ottocento è riscoperta da scrittori e poeti come Merimée.

Non c’erano gatti, però, ma un gruppo di pecore placidamente addormentate.

L’ingresso è a pagamento, c’è un magnifico bookstore, e altre informazioni potete trovarle sul sito, ci sono anche le informazioni per gli insegnanti. La chiesa ha un’acustica straordinaria, al punto che è espressamente vietato cantare, se non autorizzati (lo so fa ridere, ma avranno le loro buone ragioni)

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La grande bruttezza

O se preferite un modo discutibile di valorizzare la propria bellezza e il proprio patrimonio.

L’ho detto, che il nostro viaggetto è stato in parte escursionistico, in parte artistico. In mancanza degli Etruschi ci siamo dedicate ai Romani che hanno lasciato tracce evidenti lungo tutta la costa sino a Marsiglia.

Fréjus è uno degli insediamenti romani più noti e la guida (mi ero portata anche quella) segnalava tra le altre cose, l’acquedotto – visto passando – e il teatro romano. Ora Fréjus non è St Raphäel, non è sul mare, non è nemmeno molto pittoresca, a giudicare dai molti passaggi che abbiamo fatto dentro e fuori, però un teatro romano, anche non è l’arena di Arles o di Nîmes vale la pena di vederlo. Ho detto teatro, perché è indicato così, ma in realtà come le altre due che ho citato è un anfiteatro da 10000 posti circa, che sino a pochi anni fa era ancora in uso. Alcuni anni fa, ci ha spiegato un funzionario- capiamoci a mezzogiorno di un giorno feriale in bassa stagione c’eravamo io, Amica giovane e altri due ragazzi che girovagavamo tra le rovine, e nell’ufficio della biglietteria la temperatura era vicina a quella di un forno (senza contare le attrattive di Amica giovane, ovviamente) – e sono venuti alla luce molti interessanti sviluppi soprattutto sulla stratificazione dei materiali utilizzati. E ha aggiunto, speriamo che ci diano i soldi. Tutti il mondo è paese.

Peccato che dell’anfiteatro sia rimasto il nucleo esterno, e l’interno sia stato rivestito di cemento, nel più puro brutalismo esteuropeo (giuro, una cosa simile l’ho vista in Germania est ante caduta del muro). Immagino ci siano state ragioni di consolidamento e sicurezza – come dicevo, ci facevano i concerti. Ma l’insieme complessivamente è così brutto da averci lasciato decisamente perplesse.

Nel giardino davanti al complesso, c’è il memoriale delle vittime del crollo della diga di Malpasset, negli anni Cinquanta, che distrusse mezza città, e fu l’anticamera al disastro del Vajont di qualche anno più tardi: anche la lì la diga poggiava sul fianco di una montagna friabile, che crollò, creando una falla a monte che causò la caduta della diga : trovate la storia qui. Delle 430 vittime molte hanno nomi italiani, emigrati che cercavano fortuna in Francia.

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È questo il fiore

Buon 25 aprile

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La cima più alta

Anche il massif de l’Esterel ha la sua cima più alta, il suo Monte Bianco, per così dire. Solo che è alto 645 m, che però fa quattro cento metri di dislivello dalla partenza al Col du Testanier. La descrizione che abbiamo trovato su Internet era abbastanza fedele: basta ricordare che se si sale da Frejus il parcheggio sarà alla vostra destra, altrimenti occorre attraversare la D7 facendo attenzione a non farsi arrotare- noi essendo andate in bassa stagione e in un giorno feriale abbiamo trovato poco traffico e i parcheggi abbastanza liberi, ma di gente ce n’era perché sale comodamente, prima per una pista che porta alla casa forestale di Malpey e da lì prima si continua lungo la stessa pista e poi si taglia a destra sul sentiero seguendo le indicazioni sempre presenti e avendo davanti le due torri, una di avvistamento e una per le comunicazioni, che sono visibili da lontano un po’ in tutto il parco.

Però né l’una né l’altra sono la meta dell’escursione, anche se sono comunque punti panoramici, specie la prima, e non sono soprattutto il punto più alto, che si raggiunge dopo un’ultima rampa più ripida , ed è un balcone roccioso da cui la vista spazia da Cannes sino a Saint Tropez, e alle spalle si hanno le Alpi marittime- allora con un po’ di neve..

Due orette di bella camminata in mezzo ai profumi primaverili.

In estate lo sconsiglio vivamente: ti cuoci da un lato all’andata , dall’altro al ritorno, e quando sei sceso puoi giusto aggiungere le patate e sei ben cotto: il percorso è tutto al sole o quasi e noi siamo arrivate con tutta calma per la mezza.

Ci siamo chiesti perché questo nome, ma Internet non ci è venuto in aiuto.

La descrizione dettagliata si trova qui, che è quella che abbiamo seguito noi, ma oggettivamente è più facile seguire le indicazioni sul terreno. Ah, c’è anche una cima denominata Aigre, più bassa, e il circuito parte egualmente dal col du Testanier

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La mia nuova passione

Come avete visto, nella mia bullet list c’è il Massif de l’Esterel, che ho scoperto, abbastanza casualmente, quest’inverno.

Io e Lulù siamo state a Saint Raphael, che è un luogo piacevolissimo, elegante, con un piccolo centro storico medievale e molti edifici (e ville) liberty sparse lungo la costa e sulle colline, buen ritiro famoso di artisti e pittori. (tra l’altro, all’azienda autonoma di soggiorno ci sono itinerari di scoperta dei vari quartieri).

Ma quello che mi aveva impressionato a gennaio erano i calanques lungo la costa verso Agay, di pietra rossa, come le gorges di Daluis e probabilmente con lo stesso tipo di composizione ferrosa.

E con molte calette bellissime ma immagino inavvicinabili d’estate.

Siamo partite io eAmica giovane con l’intento di scoprire un po’ di quell’entroterra, dato che in primavera è il momento migliore: colori splendidi, poche persone, maggior facilità in accesso, perché in estate parecchie zone della foresta demaniale dell’Esterel sono spesso chiuse al pubblico per il pericolo di incendi. Ci siamo fermate a Les adrets de l’Esterel, un delizioso paesino nell’entroterra, ospiti dello studio di Marie Laure, del suo giardino, della sua gatta Minette, una vera regina. E faceva abbastanza caldo da stare fuori in pigiama e felpa la mattina a far colazione. Il nostro viaggetto è stata una combinazione di artistico e escursionistico, c’è mancato solo il mare, ma per quello era troppo presto.

I calanchi in inverno e in primavera.

Alle splendide calette è sempre o quasi possibile accedere, preparatevi a lunghe discese e risalite di gradini spesso intagliati nella roccia (perfetti sotto il sole a picco estivo…), ma il panorama è irripetibile. Si trovano lungo il tratto di costa tra Saint Raphael e Cannes, lungo quello che è , con i Calanques di Marsiglia, il tratto più selvaggio della costa.

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Pittoresco è pittoresco

Lo confesso, ho desiderato vedere SaintTropez da quando i miei vicini di tre case fa, molto posh, andavano sempre a Saint Tropez per Capodanno e poi si lamentavano che pioveva. E naturalmente Saint Tropez in un momento diverso dalla bassa stagione (idealmente in novembre) non è nemmeno concepibile- non solo perché potrei incontrare i miei ex vicini.

Pittoresco è pittoresco, non c’è che dire, a cominciare dalla place des Lices, dove al sabato c’era mercato, finire nel dedalo di viuzze dietro la chiesa con le case gialle e arancio

Poi arrivi al porto e vedi gli yacht lunghi sessanta metri. Amica giovane, che tra qualche anno potrebbe comprarsene uno, preferisce i vecchi velieri (ne abbiamo visto uno a Saint Raphael perfetto): invece, abbiamo deciso di investire i nostri soldi in un drink al porto per trovare una toilette decente. Investire in un pranzo no (Saint Tropez non è rinomato per la gastronomia ma per i prezzi, anche se un paio di ristoranti sembravano davvero eleganti). Il drink era buono, il prezzo tutto sommato decente data la posizione, la toilette di serie A ( sì ho anche una classifica delle toilette, e la peggiore, da anni, resta quella di Zara a l’inizio di via Torino a Milano, che sembra uno scioglilingua ma non lo è)

Tutto sommato è grazioso, ma tutto questo hype non lo capisco (perché i miei ex vicini posh andassero è ovvio). Come avrete capito io e Amica giovane siamo in ferie

La prossima volta che andiamo a Boccadassi potremo sempre dire : fa tanto Saint Tropez.

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Buona Pasqua

Piove, non credo che qui al nord si possa andare da qualche parte, al sud pare si possa andare al mare (beati voi), il rischio valanhe in Piemonte sta tra quattro e cinque, quindi non fate scemenze e mangiate i fagiolini (li mangia anche Cinorosino, e intanto manteniamo l’economia del Senegal- vengono da lì, i miei.

(servono per fare il polpettone genovese della mia prozia che veniva dagli Appennini, quindi se pensate che a Genova non si fa vi blocco subito – questo appartiene al ramo di Montaldeo della mia famiglia e sarà servito a pranzo al solito gruppo multi religioso – a religioso della mia famiglia acquisita.)

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Suggerimento per dopo, ma non così dopo, che ad aprile qualche pontone si trova

Gli amici di Bressanone mi girano questa proposta interessante che si svolgerà a Bressanone e dintorni dal 24 aprile al 12 maggio (periodo di pontoni, appunto.)

La sera Bressanone

Sono 15 le installazioni di light art negli spazi pubblici di Bressanone, che possono essere ammirate la sera dalle 21.00 a mezzanotte. L’arte nello spazio pubblico ha il potere di trasformare l’ambiente, di renderlo vivo e di offrire alle persone nuovi modi di vivere e comprendere l’ambiente circostante. “Attraverso l’arte nello spazio pubblico possiamo anche affrontare importanti questioni sociali e ambientali, unire le comunità e rendere lo spazio pubblico un luogo dove la creatività, il dialogo e lo scambio possono fiorire”, afferma Werner Zanotti, direttore della Bressanone Turismo Società Cooperativa e responsabile del team curatoriale dell’evento.

Uno delle opere del festival da non perdere è senza dubbio la presentazione dello studio multidisciplinare d’arte e design spagnolo Onionlab. Sull’imponente facciata del Duomo di Bressanone, presenta l’accattivante opera “Climate”. Questa opera audiovisiva di nove minuti pone lo spettatore di fronte a un dilemma: quale mondo vogliamo abitare? Un mondo cupo, arido e grigio, segnato dalle conseguenze della catastrofe climatica, o un futuro luminoso e armonioso? Un’impressionante proiezione incoraggia i visitatori a decidere a favore della speranza.

Un’altra opera sorprendente è quella dell’artista tedesco della luce Tom Groll del collettivo TENTAKULUM. La sua opera “Green Washing” di fronte all’edificio dell’ufficio turistico presenta un’installazione affascinante sia di giorno sia di notte. Due lavatrici e due serbatoi d’acqua IBC, collegati da una rete di tubi, simboleggiano il lavaggio verde facendo circolare acqua verde chiaro arricchita di uranio. Questa metafora visiva del perfetto funzionamento dell’economia ci spinge a riflettere sulla realtà del greenwashing.

Anche il compianto artista italiano Piero Gilardi sarà omaggiato postumo con la sua installazione “Migration (Climate Change)” nella piazza Hartwig. Quest’opera, creata originariamente nel 2015, mostra le sagome di pellicani in volo, simbolo delle migrazioni animali causate dal riscaldamento globale.

Durante il festival di quest’anno, lo studio internazionale OCUBO del Portogallo presenta l’installazione interattiva “Human Tiles” nella Biblioteca Civica di Bressanone. L’installazione consente al pubblico di interagire con il motivo grafico sulla facciata utilizzando i colori dei loro abiti. Questo motivo ricorda i tradizionali “azulejos” portoghesi. L’installazione non solo sottolinea la gioia e la curiosità attraverso un approccio ludico a culture e tradizioni diverse, ma pone anche le persone al centro di un processo high-tech che supera i confini tra uomo e macchina.

Grazie anche al supporto dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, l’opera “Firefly Field” dello Studio Toer incanta i visitatori del Giardino dei Signori con innumerevoli punti luminosi che fluttuano sopra il suolo, ricordando il movimento delle lucciole notturne. I punti luminosi, mossi da bioluminescenza riflessa su aiuole e arbusti, creano un’atmosfera coinvolgente, esprimendo il fascino dello Studio Toer per gli animali luminosi attraverso punti luce LED appositamente sviluppati. La composizione unica dei punti crea un movimento naturale e imprevedibile, arricchendo l’esperienza dei visitatori.

Di giorno invece a Novacella

Nella vicina Novacella , nelle sale espositive dell’Abbazia si possono ammirare, invece installazioni luminose di artisti che lavorano e hanno lavorato con la luce. E poi, dopo l’arte, potete sempre andare a bere nella stessa Abbazia- intendiamoci, non è che qui si sia alcolizzati, alla fine io stessa bevo molto moderatamente, come sa il St Emilion che ho dovuto mettere in frigo per non tenerlo fuori troppo a lungo. Ma il vino è amicizia, gusto e cultura (e storia, tra l’altro). E a me piace bere bene.

(foto Brixen Tourismus)

Il Water Light Festival 2024 non è solo una mostra d’arte, ma anche un richiamo all’azione. Attraverso la combinazione creativa di acqua, luce e arte, vengono evidenziate importanti questioni sociali e i visitatori sono incoraggiati a riflettere sul loro ruolo nel plasmare un futuro sostenibile.

Maggiori informazioni su tutte le opere: www.waterlight.it

Informazioni:

Bressanone

24 aprile – 12 maggio 2024

Lun – dom: ore 21-24

Ticket: per 3 location (Hofburg, Giardino dei Signori e Biblioteca Civica)

Adulti: 12€

Bambini (<15 anni): 0€

Visite guidate: tutte le sere

Luogo d‘incontro: ore 21:30 presso biglietteria in Piazza Palazzo Vescovile (prenotazione necessaria)

Adulti e bambini: 5€

Abbazia di Novacella

24 aprile – 29 giugno 2024

Lun-sab: ore 10-17 (ultimo ingresso alle ore 16:15)

Ticket: 12€

BrixenCard: 0€

Visite guidate: mar, gio, sab su prenotazione

Luogo d’incontro: Infopoint museo

Prezzo: 17€ (biglietto d’ingresso incluso)

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Suggerimento per molto molto dopo

Ne ho già parlato (qui ), ma sono tornata a vedere Mercante in Fiera a Parma, perché domenica scorsa ero stufa, veramente stufa della pioggia e di stare in casa. E’ un suggerimento non per la primavera ma per il prosssimo autunno, quando ci sarà la prossima edizione: la fanno due volte l’anno, la prossima sarà dal 10 al 20 ottobre 2024, tenete d’occhio il sito https://www.mercanteinfiera.it/ perché almeno due giorni sono dedicati agli operatori professionali, e ricordate, sin da ora, che acquistare il biglietto online è meno costoso, così come pagare il parcheggio giornaliero, e si può anche mangiare comodamente, se evitate proprio l’ora di punta come abbiamo fatto noi.

In realtà però una gita a Parma è perfetta per una giornata primaverile (magari non quando fa proprio caldo, perché la Pianura Padana come si sa diventa un forno). Potete naturalmente andarci per ragioni gastronomiche, che già da solo mi sembra un ottimo motivo: la mia prima volta era stata una Pasquetta con mio marito, e dopo aver visto la città eravamo andati al cinema e poi a cena – probabilmente nell’unico ristorante aperto la sera di Pasquetta.

Cosa vedere: Duomo e battistero (quest’ultimo è a pagamento informazioni sul sito Piazza Duomo). Espressione del passaggio tra romanico e gotico e opera dell’Antelami è una delle opere più famose e interessanti d’Italia, in particolare per i suoi cicli scultorei. Il portare della Vergine, verso nord, da cui entrava l’arcivescovo , è una meraviglia che non ha bisogno di commenti.

All’interno della Cattedrale, con le sue sovrapposizioni di stile, un altro rilievo di Antelami, la Crocifissione, con la sua data e firma dell’autore. E naturalmente la volta del Correggio. Scusate, io ho un atteggiamento molto laico e se vogliamo sentimentale verso le opere d’arte: se non devo fare lezione , me ne sto semplicemente a guardarle – in questo caso , a testa in su. E sempre a testa in su, ma un poco più comodamente, il piccolo, nascosto tesoro del Convento di San Paolo, con le stanze della badessa, a poca distanza dal duomo, in un edificio del XVI sec. Sono la prima commissione di Correggio a Parma, anche se nel convento non ha operato solo lui, e gli affreschi sui soffitti divisi a spicchi con angioletti e un meraviglioso cielo stellato varrebbero da soli una visista alla città.Tra l’altro non li conosce quasi nessuno e come ho detto avere un’amica ricercatrice di storia dell’arte aiuta.

In tutta la città, ci sono poi chiese e santuari con affreschi vivaci, la Basilica di Santa Maria della Steccata, altrimenti l’alternativa è il Complesso Monumentale della Pilotta, sede della Galleria Nazionale, del Museo Archeologico, e del teatro Farnese, bellissimo e monumentale, con cui inizia la visita. Nei giorni feriali c’è pochissima gente, e le persone che lavorano dentro o fanno volontariato sono abbastanza entusiaste. Il biglietto a prezzo pieno costa 18 euro. Alle spalle, se si è stanchi, c’è il parco ducale.

Per mangiare, beh siamo a Parma, che ve lo dico a fare… In centro c’è persino una boutique – non potrei chiamarla altrimenti – della Barilla.

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