Avevo voglia da qualche tempo, come avevo scritto di Torino e di Genova, di scrivere qualcosa anche su Milano ( questo è anche il week end di Bookcity, quindi c’è più di un’occasione per andarci)
Ho fatto pace con Milano in anni recenti, dopo esserci stata per anni esclusivamente per ragioni mediche – e siccoma anche il resto della frequentazione familiare era dovuta alle stesse ragioni, e con esiti infausti, le associazioni immediate non erano positive. Invece ho amici che vivono a Milano, che la città me la raccontano in modo ovviamente diverso che l’andar per cliniche specializzate, e per questa ragione ho cominciato a riviverla, man mano tra l’altro che le possibilità offerte dal natio Mandrognistan si affievolivano sempre più: non solo medici, ma negozi (qui non ci sono più negozi di dischi, per cui certe cose non proprio mainstream le trovi solo online o altrove; qui non c’è nemmeno più una grande catena retail come Sephora, e sto parlando proprio del superfluo; qui non ci sono più teatri con una vera programmazione di prosa, quindi qualunque cosa tu voglia vedere che non sia il comico di turno o Sgarbi che discetta di Raffaello devi per forza andar fuori; qui ormai chiudono pure i cinema che non siano mainstream), e ovviamente tutte le attività culturali di cui ora non vi do conto tra Bookcity e le varie mostre che ci sono in città.
Ha quindi perfettamente senso, in quest’ottica, che Milano abbia fatto da traino alle Olimpiadi invernali del 2026. Badate, non sto dicendo che sia giusto e che tutto vada bene nel migliore dei mondi possibili, ma penso che la presenza di Milano abbia fatto da traino per riportare le Olimpiadi invernali là dove dovrebbero veramente stare, e cioè in montagna, dove si svolgono comunque alcune tra le gare di Coppa del Mondo più famose – a proposito tanti complimenti a Federica Brignone che si merita la Coppa di specialità e anche di più.
Certo, se si esce dal centro ti trovi i quartieri dormitorio dove, per ammissioni dei loro stessi abitanti, ci si va solo a dormire, ma non sempre è così, la mia amica che abita in zona Niguarda ha uno splendido polmone verde a disposizione, che è frequentato non solo dagli abitanti del quartiere, e che ora è in fioritura.
E poi, da Milano si vedono le montagne. Proprio così. Me ne sono accorta in un paio di occasioni e non solo di cielo particolarmente limpido. Non certo come a Torino, che potevo vedere le montagne innevate dal quinto piano di Palazzo Nuovo dove il mio professore aveva lo studio, ma anche da Milano sono (ingannevolmente) vicine – Grigna e Grignetta sono vicinissime anche nella realtà – e ci sono, basta alzare lo sguardo per vederle.
In basso, ci sono le meravigliose opere d’arte di una città che le nasconde abbastanza, ma che ha nel Duomo un capolavoro da togliere il fiato.


Bel post! Io da blogger di viaggi in solitaria speso mi dimentico della bellezza di fare la turista nella mia città. Mi hai fatto venire voglia di farmi qualche bel giro e di riscoprire quelle zone in cui passiamo sempre di fretta! 🙂
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