Nuntio vobis

Ho finito il trasloco infinito. O meglio, lo finirò domani. ( per chi legge sarà già oggi). Finirò di smontare gli scatoloni probabilmente a Natale. Del 2019. Ora posso prendere finalmente appuntamento con un osteopata e sperare di risistemare il mio stiramento in modo da non vedere le stelle, i pianeti e tutti i santi ogni volta che mi rigiro nel letto ( sempre per colpa del rectus abdominis inferiore) Così forse posso tornare in montagna con le racchette, perché essere in grado di compiere una torsione senza svenire e senza imbottirmi di toradol è meglio.

Non vuol dire che si rimanga con le mani e piedi in mano ( ma exploit come quello della scorsa settimana non li ripeterò per un po’). Domenica scorsa, approfittando della prima domenica del mese e dei musei gratuiti, abbiamo esplorato un paio d’angolo poco conosciuti di Milano. O forse poco conosciuti a me, che ignoravo che a Milano di fosse un civico Acquario al parco Sempione, in una splendida villa Liberty unico edificio rimasto dei padiglioni dell’esposizione universale del 1900. Io adoro il Liberty ed ero praticamente in estasi ( anche in orgasmo olfattivo da ciambellone del vicino luna park). In ogni caso la coda di padri madri bambini giargiani, extracomunitari e turisti in attesa di entrare aggratis per vedere i pesci era lunga tutto foro Bonaparte. Avevamo ovviamente un piano B, perché non eravamo del tutto certi di riuscire a smaltire la coda prima dell’ultimo ingresso alle 17. Non avrei voluto essere nei panni dei due impiegati che ad un certo punto hanno risolutamente tagliato la coda dicendo: questi sono gli ultimi. E ci è andata di, beh lo sapete. Siamo stati l’ultimo gruppo a entrare. E oltretutto ne valeva davvero la pena, perché ricostruire tutti i tipi di ambiente acquatico tipico del nord: laghi, fiumi, paludi, laghi di montagna, e un piccolo assaggio di Mediterraneo . Niente di paragonabile a quello di Genova, ma perfetto e a misura di bambino – quelli che c’erano si divertivano rumorosamente. E ripeto la villa valeva da sola l’attesa. Dopo esserci rifocillati nel nostro bar, ossia il Caffè del Piccolo, nello splendido chiostro rinascimentale del Piccolo Teatro Grassi, poi poiché una chiesa non può mancare mai, ho trascinato il mio plotoncino in via San Nicolao, dove nella omonima chiesetta neoclassica si trova la statua di Sant’Espedito. Pare che conceda grazie in modo molto veloce, un altro Santo degli impossibili. Non si so mai, un miracolo può sempre servire .

Prima i miracoli

Poi i pesci

Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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