Il caro, vecchio ( esiste da 34, 35 anni) festival di Asti Teatro chiede sempre di più ai suoi pochi e fedeli spettatori. La sera dell’ inaugurazione la protagonista Giulia Lazzarini fresca del red carpet di Cannes dove era ben vestita e tutta pimpante, si ricorda di avere ottant’anni e si fa venire una colica renale in albergo ( la poveretta era sola?). Noi arriviamo belli e freschi a ritirare la nostra prenotazione e un giovincello dallo sguardo di coniglio spaurito mi informa che “in sostituzione” il direttore del festival Pippo Delbono, che deve fare uno spettacolo con i rifugiati del centro di Asti alle 23, leggerà poesie dedicate all’amore e alla passione. Amen. Biglietto ridotto. Ci sediamo davanti con il cugino piacione che comincia a riprendere Delbono che si trova a due metri sul palco, sinché quello gli dice, caro per favore smettila. Avremmo voluto sprofondare.
Giovedì. Spettacolo di teatro danza. Il cugino piacione ancora offeso con Delbono (?!) dà forfait e noi raggiungiamo fiduciosi la biblioteca che non è quella. Il mio martirio ha una crisi isterica. In giro ci sono gruppi che “ma lo spettacolo non doveva essere qui?” E si aggirano sperduti per corso Alfieri. Uno sguardo alla pagina fb del festival ( che la tenete a fare , se non l’aggiornate in tempo reale? Basta un cellulare…) ci dice, finalmente che dobbiamo andare a palazzo del Collegio ( ossia la vecchia scuola di mio marito).
Sulla piazza si trova già un bel gruppo di gente, eddai che non è ancora iniziato. Prendo la prenotazione e la ragazza mi dice che comincia alle 11, ossia mezz’ora dopo il previsto. Va bene, vado a prendere la macchina che ho mollato da qualche parte in corso Alfieri e la parcheggio sulla piazza così Francesco si siede. Poi dice, devo andare in bagno. Il portone è chiuso, gli altri anni ci hanno fatto entrare, per questo, a me è capitato di fare plin plin con il figlio di Gabriele Lavia che si cambiava, ma niente non si può. Guardi che ho problemi di salute. Lei lo guarda dolcemente con espressione di coniglio spaurito ma no. Cara, quando dopo Francesco altre quattro persone ti chiedono di andare in bagno, forse dovresti, tu o chi per te, immaginare che il primo che si sente male, se non è di Asti, ti denuncia ( te o chi per te). Alle 11,30 passate, quando sono arrivati i sopravvissuti dello spettacolo precedente , finalmente il portone si apre e una flottiglia di gente si precipita in bagno (dove ci sono ancora i ballerini). Lo spettacolo, una sorta di circo triste con musiche dal vivo e campionature elettroniche, è splendido. E finisce a notte fonda.
Sabato. Decidiamo all’ultimo di andare ad un concerto di musica etnica, tenores sardi e musica duofonica mongola. Location suggestiva, il battistero della chiesa di S.Pietro, che scopro per tempo su google maps. Arriviamo prestissimo. Capannello di gente fuori. Troviamo nostri buoni conoscenti che prima ancora di salutarci ci dicono: è tutto prenotato, accettano nominativi in lista d’attesa. A un concerto di voci mongole. In una chiesa. Mancano sedie in una chiesa?! Comunque la lista viene onorata, posti in piedi, biglietto ridotto pure qui, il bigliettaio che fa del suo meglio per fare entrare tutti, la ragazza coniglio spaurito ( è sempre lei) cerca di non sclerare. Non faccio commenti sulle norme di sicurezza perché vigili del fuoco non se ne vedono. Entriamo, una signora ci consiglia di metterci sul fondo dalla parte opposta ” che è più fresco” eFrancesco può eventualmente sedersi sullo scivolo che immette su un altro locale. In realtà vedo per caso una signora seduta su una specie di cassone in legno – forse un copri termo- e siccome c’è posto e la signora è gentilissima finiamo per starci comodi tutti e tre. I nostri conoscenti sono stati in piedi due ore. Manca l’aria. Sento dire che siamo lì perché il centro Giraudi, una chiesa sconsacrata, è in restauro. Mah. Ricordo che al Giraudi abbiamo rischiato più volte lo svenimento. Durante il concerto qualche mascella cade, qualche testa ciondola, pensate ai tenores in camicia gilet di lana e pantaloni di velluto. Poi arriva per fortuna il direttore che apre la porta sul fondo e un refolo rotola nella sala. Io e la signora lo guardiamo con amore. Il concerto è magnifico, gli artisti pazzeschi, gli applausi entusiasti. Non abbiamo mai sudato così tanto in vita nostra. Riguadagnamo il cielo stellato con gratitudine ( per gli artisti in genere).
Il prossimo spettacolo prenotato è per lunedì. Speriamo di sopravvivere. Se interessa, programma Qui per i giorni a venire.