Avendo circa sette milioni di cose da fare, e altre sette da pensare o pianificare, più il kipple che si autoproduce, nemmeno mi sono accorta che il Papa si è dimesso . Nel senso che mio marito stava sentendo la radio mentre io guardavo la neve cadere, e mi ha detto, ma il Papa si è dimesso, si può? Si può . Mica solo Celestino che fece eccetera, povero Dante, mai stato così citato in tutta la sua storia, o i tre del Concilio di Costanza mille quattrocento e rotti, un papa e due antipapi, o tre antipapi perché poi ne hanno fatto un altro; più certo qualche altro nel Medioevo di cui mi sfugge il nome. È tutti a domandarsi dove eravamo quando il Papa si è dimesso, come sempre acca dei nei “momenti storici”. Tutto è relativo, un fan sfegatato mi parlerebbe per ore di dove era e cosa faceva quando è morto Michael Jackson (una settimana intera di fregnacce sui media di tutto il mondo, vi ricordo e io non saprei nemmeno dire quando è stato). Non ricordo dov’ ero quando ė morto Papa Giovanni, nemmeno quando è morto Paolo VI, e nemmeno Wojtyla, anche se devo aver scritto qualcosa sul mio diario. In compenso ricordo benissimo che ero dalle suore di Maria Ausiliatrice, quando lo hanno eletto e ricordo chiaramente di aver pensato, oddio è un negro. (Chissà che stavolta sia quella buona). Ricordo anche dov’ ero quando hanno fatto Papa questo: in corso Borsalino con mia madre e il nostro ineffabile idraulico il signor Sanzone, che probabilmente non sa nemmeno lui di essere passato alla storia, posto che la cosa gli interessi . Mia madre disse, perché uno così vecchio, il che era una cosa che diceva spesso allora ( e Ratzinger ha un anno più di lei) . E io, accidenti, un altro conservatore – e non credo di essermi sbagliata troppo. So dov’ero quando Neil Armstrong mise piede sulla luna ( a casa del bidello Brusco che aspettavo mia madre, una di quelle volte in cui avevo l’impressione che i miei genitori si fossero dimenticati di me – d’estate , dal custode di una scuola elementare…) e quando sono cadute le Torri (in Valsesia) o quando hanno rapito Aldo Moro ( a scuola, c’è lo disse la prof.ssa d’Italiano, e credo allora di non aver avuto ben presente chi fosse), o il giorno di Italia – Brasile 1982 – a Torino, che dovevo dare Storia della filosofia due, e ci voleva tutto Pietro Rossi per mettere gli esami in pieno mondiale. Torino era assolutamente deserta, sembrava un quadro di De Chirico, e solo in piazza Consolata c’erano dei ragazzini che giocavano a pallone “Zico Zico goalll” e arrivai dalle suore giusto per vedere con loro il secondo tempo e poi prendere il treno straeuforica (avevo passato l’esame al primo colpo). E mi persi Italia Polonia perché andai in giro con Piero Meaglia ( ehi, ti ricordi?) E poi sul treno, il giorno della strage di Bologna, sul treno, il giorno del matrimonio di lady D. ( e chissenefrega, pensavamo allora) e a Parigi proprio quando si schiantò, e c’è ne rimanemmo alla larga del tunnel de l’Alma dove la gente andava a mettere fiori e palloncini. E dopo tutta questa Storia, le elezioni prima del mio compleanno sono una bazzecola (sapessi per chi votare…)
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