Non una pecora sola, ma un intero gregge.
L’ influenza mi ha bloccato e così le visioni si sono accumulate.
Cominciando, tra il serio e il faceto, con un film in cui recita, come protagonista, uno dei miei attori preferiti, Marc Wahlberg ( e non chiedetemi perché, l’amore non è polenta). Il film è Broken City, ed è un onesto e ben fatto noir molto anni Settanta, con una bella storia giustamente complicata. Unico problema, quando mai un sindaco così affarista e senza scrupoli è stato eletto a New York? Tre pecore.
La bottega dei suicidi del regista francese Patrice Leconte è una occasione perduta. Non per la scelta della graphic novel, anche se l’ animazione non è originalissima. Ha suscitato molte polemiche e qualcuno scioccamente ha parlato di istigazione al suicidio, quando in realtà
i proprietari della “bottega dei suicidi” sono una brava famiglia di onesti commercianti che si convertono ai valori della vita: peccato che il loro figliolo nato con il sorriso sulle labbra sia veramente insopportabile, da istigazione all’ omicidio. Quattro pecore.
Il nuovo film di Katherine Bigelow, la straordinaria autrice di The hurt locker, ha diretto il molto atteso film sulla cattura di Bin Laden, che però, per quanto ben diretto e su di un argomento scottante, mi ha un po’ deluso: è una detection story abbastanza tradizionale, che resta però abbastanza in superficie, e se non si ha una certa familiarità con la questione, è persino noiosa. Sul tema, c’è un libro interessantissimo, Le altissime Torri, edito da Adelphi, che ricostruisce l’attentato del 2001 sino alla fuga di Bin Laden da Tora Bora, in pratica sin al punto da cui il film della Bigelow inizia. Quattro pecore (mio marito detesta i film di spionaggio).
Sempre nella corsa agli Oscar, c’ è il film di Agneszka Holland In darkness, che racconta di come un gruppo di ebrei di Leopoli riuscì a sopravvivere un anno e mazzo nelle fogne della città, nascosti e salvati da un operaio polacco, prima per denaro, e poi per spirito di solidarietà. Un altro film dove potentemente la voglia di vivere rende umana ma immane tragedia . Zero pecore.
E infine il film di Roberto Andò Viva la libertà dovrebbe essere proiettato coatta ente al caro Bersani, dato che il tema principale, al di là della fuga, a Parigi, del segretario di un partito di opposizione italiano, è l’ immobilismo del suddetto partito. Toni Servillo è semplicemente perfetto.
Una pecora
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