Diciamocelo, Batman, più che dei nostri soldi ha bisogno di un buon analista; e il suo regista di un montatore che lo convinca a tagliare un po’. Il film decolla lentissimo e tutta la prima ora sostanzialmente è piena di dettagli inutili. La vicenda principale, quando finalmente Nolan si decide ad affrontarla, si risolve in un’oretta e il plot è tanto prevedibile che non esiste nessuna sorpresa o suspense. Al commissioner Gordon servono invece degli occhiali nuovi perché se la Gatta che Batman e Wayne sono la stessa persona lo capisce in due minuti ( ma lei è Gatta) lui ci arriva finalmente solo alla fine del film, dopo più di tre ore, e a quel punto se Batman è diventato il martire di Gotham City o se è a Firenze a spassarsela, non importa più a nessuno. Certo che c’ è la batwing, la batmoto e qualche altro gadget divertente e anche qui nel cast c’ è chiunque ci sia stato nei due film precedenti ( anche qualcuno morto). Dopo Batman arriverà Robin e per metà film hai l’imbarazzante sensazione che anziché con la Gatta o con Miss Tate, quello che il pipistrello veramente vuole è fare lingua in bocca con l’agente Blake non ancora Robin. La voce del cattivo è quella di Filippo Timi, ed è, come si dice, anche troppo.
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