Sempre per la nostra settembrata, vi lascio un suggerimento bonus, da fare rigorosamente nel week end e qui in Mandrognistan. Presso Palazzo Monferrato, già sede della Camera di Commercio, e ora anche sede del Museo Alessandria Città delle biciclette, è stata allestita una mostra temporanea, che sarà aperta sino al 6 ottobre, intitolata Alessandria Preziosa. Un laboratorio internazionale al tramonto del Cinquecento.
Siamo in epoca Controriformistica, Alessandria sta al centro di un triangolo politico e culturale complesso, tra la Repubblica di Genova ( che possiede tutto l’entroterra sino a Novi, Il Milanese, che comprende Pavia e Alessandria, i Gonzaga che dominano Casale (cosa che quasi nessuno ricorda, ma è proprio la successione francese dei Gonzaga Nevers, che introdurrebbe una enclave di Luigi XIV in Italia in mezzo a Piemontesi e spagnoli, a scatenare l’episodio italiano della guerra dei trent’anni, con l’assedio di Casale ( una delle molte, ma non la sola, ragione per cui casalesi e alessandrini non si prendono tanto, un po’ come tra Pisa e Livorno, insomma, e tra l’altro, se non vi ricordate la storia , rileggete Manzoni, che male non fa). In più, la seconda metà del Cinquecento produce l’unico Papa che questa terra di ladri e miscredenti abbia mai prodotto in tutta la sua storia, San Pio V . Questa commistione di circostanze ha fatto sì che nel nostro territorio passassero artisti, come Vasari che progetta la macchina di Bosco Marengo ( Santa Croce), ma anche come molti artisti artigiani che producono oggetti di lusso, soprattutto di ambito militare e religioso , che in epoca di controriformistica crociata sono molto vicini. Ed è anche l’ultimo momento in cui la guerra più simboleggiata che guerreggiata, nelle armi e nelle corazze sfoggiate nelle occasioni pubbliche di avvicina all’arte. La guerra ormai è quella moderna dei cannoni e delle armi da fuoco, molto più letale, ma molto più anonima.
Nella mostra ci sono circa 80 pezzi in sette sale





Dai ritratti realizzati in pietre dure – la mostra ha come partner l’Opificio delle pietre dure di Firenze, ai reliquiari ( quella in foto appartiene a San Baudolino), ad alcuni quadri come questa meravigliosa Madonna del Moncalvo in cui sembra che il bambino esca fuori dalla sua tasca.
Anche se non siete amanti o esperti del Cinquecento la bellezza intrinseca di questi oggetti vi farà trascorrere un paio d’ore di assoluta serenità. Tra la curatela di Franco Cervini e la progettazione curata dal direttore di Palazzo Monferrato Roberto Livraghi ci restituiscono – e stavo per dire finalmente dopo almeno tre mostre in cui le opere parevano messe un po’ a casaccio – un percorso coerente nello spazio e nel tempo si esce soddisfatti e arricchiti.
Se vi pare che il panegirico sia eccessivo, io l’ho visitata in una domenica di pioggia con la mia amica Lia, che è una storica dell’arte ( quella cui telefono quando mi dimentico chi ha dipinto che cosa) e con Rebecca Forster, che è una scultrice, ed erano più entusiaste di me.
Se salite ancora un piano il museo ACdB è interessantissimo anche se non siete appassionate di ciclismo, giusto per non dimenticare che il ciclismo in Italia è nato qui, e qui sono nati tre tra i più grandi corridori della storia (Gerbi, Girardengo e Coppi, nel caso ve lo stiate chiedendo).

Per le informazioni, c’è tutto sul sito di Palazzo del Monferrato
