Piccola polemica?

Dai che una piccola polemica ci vuole, siamo quasi alla fine dell’estate, tra 32 giorni andiamo a votare e potrei dover partire per il Nepal in tutta fretta, o forse andare in pensione (no, tutto sommato il Nepal mi pare più probabile).

Avrete seguito sui social e anche sui giornali “importanti”, la dichiarazione del gestore del Rifugio “Willy Jervis” in Val Pellice sulla fuga di clienti già prenotati che hanno scoperto con raccapriccio che le stanze del rifugio non avevano bagni privati.

Ma va? Allora, è anche vero che personalmente preferisco stanze con il bagno, e che aver scoperto, ad esempio, che il nostro b&b di Finalborgo, questa primavera, aveva il bagno in comune mi aveva lasciato un po’ così. Ma io sono una persona anziana, che si aspetta da un albergo un minimo di comodità, tanto più se si trova in un centro abitato, tanto più in un centro abitato abbastanza famoso. Ma appunto, io sono una persona anziana e mi ricordo di quando anche in situazioni alberghiere di un certo pregio, il bagno stava in fondo al corridoio, e bisognava evitare le ore di maggiore affollamento. Ma non mi pare di ricordare di aver assistito a tentativi di arrembaggio della porta. Per non parlare delle residenze universitarie in cui nella coda alle docce si intrecciavano flirt (in Francia – in Italia stavo in un convento di suore).

Soprattutto, non mi sarei aspettata molte comodità in un rifugio alpino, se non un posto per riposarmi dopo aver fatto la fatica di arrivare sin là. Mi è capitato di soggiornare in gruppo in un luogo ibrido con tende e baita nella valle del Gran San Bernardo. A parte le misure di sicurezza inesistenti, per cui i responsabili attualmente finirebbero davanti a un giudice – vi dico solo che una delle tende fu travolta da una vacca in fuga, senza conseguenze per fortuna per le persone e la vacca – i bagni e soprattutto le possibilità di lavarsi erano ridotte veramente ai minimi termini. I genitori di un’amica venuti a prenderla perché andavano in vacanza qualche giorno prima del rientro, dopo una settimana in cui era piovuto ininterrottamente, riferirono a mia madre, che sì stavamo tutti bene, ma, come dire, puzzavamo un po’ di cane bagnato. Perché avevamo sì l’acqua corrente, ma captava quella del ruscello a monte. Adesso con l’acqua della Dora ci si va in spa, ma sta sempre intorno ai dieci gradi di temperatura. E questo, in qualche modo giustificava la puzza. Bei tempi.

Ora, un rifugio non è un resort a cinque stelle. Leggendo la polemica mi è tornato alla mente Tartarino di Tarascona, che arriva ansimante e carico al Rigi Külm scoprendo che si tratta di un grande albergo moderno comodamente raggiungibile in carrozza e cabinovia. Adesso al contrario, si pretende si arrivare in auto al rifugio e di trovarci tutte le comodità della città come dell’après ski invernale champagne compreso.

Come ho già detto varie volte, questo non è andare in montagna, è proprio un’altra cosa. Il Covid, costringendoci nei nostri confini ci ha messo davanti a prospettive e ambienti a cui la maggior parte nelle persone, che frequentano la montagna come fonte di divertimento, non hanno mai pensato, e forse è meglio se tornano alle loro abituali attività ( e non mi riferisco ovviamente a chi in montagna ci va in tutte le stagioni o soprattutto ci vive)

Foto do Elisabetta Merlo ( un rifugio non coinvolto nella polemica ma ci arrivi solo a piedi)

Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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