Dopo qualche giorno, di permanenza a Bormio (a Valdisotto, lo so, ma come ho già detto arrivi su in una ventina di minuti anche col cane) abbiamo attuato una modalità che, mi rendo conto, può fare inorridire i puristi, ma cercava semplicemente di adattarsi al caldo.
Ossia, passeggiata mattutina non tardi, come hanno fatto anche i miei cugini su a Courma, pranzo, ripartenza verso le quattro e mezza- cinque del pomeriggio e ritorno alla bisogna. Tanto io avevo la frontale ( eh sì, il cappello no, ma la frontale sì) e avendo una casa si cenava all’arrivo, dopo Tobia, ovviamente, e dopo la doccia.
Ovviamente questo è possibile se sei autonomo con i mezzi, ai laghi di Cancano , dove abbiamo inaugurato il metodo, non avremmo potuto prendere tutte le varie navette, che terminano il servizio alle 18 circa. Ma avendo camminato un paio d’ore lo stesso, secondo il principio del va dove ti portano i piedi, a noi va bene lo stesso.
Tra l’altro la maggior parte delle volte abbiamo finito di essere io Lulù e il cane, quindi tasso di assembramento zero, quasi sempre (è il bello della montagna, bellezza).
Stesso principio per il nostro giro ( in senso classico: un anello) a Bormio 2000. Veramente io sarei andata in funivia sino a Bormio 3000, ma qui si ha paura dell’altezza ( abbiamo telefonato al veterinario per avere il permesso di portarci il cane- tanta pazienza, il veterinario ). A Bormio 2000 abbiamo preso lo sterrato sino alla località Laghetti, abbiamo proseguito a mezzacosta sino a San Nicolò ( o meglio, noi eravamo a mezzacosta e San Nicolò era sotto in Valfurva) e poi per non fare la stessa strada al ritorno abbiamo tagliato per le immacolate piste da sci.




C’era vento. Tanto vento