La scorsa settimana, prima delle due corse turistiche valdostane, mi sono presa un pomeriggio di quiete e meditazione a Mergozzo. Meditazione perché avevo voglia di un po’ di solitudine , un po’ di boschi, alle pendici del Mont’Orfano e poi ho deciso di percorrere la sponda del lago dove c’erano dei bambini e un cagnetto che facevano castelli di sabbia. Ho invidiato la loro energia: il tempo era tutt’altro che primaverile e tirava un vento decisamente freddo; anche i genitori erano infreddoliti. Poi mi è venuta voglia di costeggiare il lago dalla parte della strada e ho visto che il marciapiede era utilizzabile ben oltre il campeggio Lago delle Fate. Anzi: la spiaggia era percorribile e c’erano tracce di lampioni appena piantati (forse per una costruenda pista ciclabile?). Quindi, ho scoperto dopo un secolo, la spiaggia prosegue, c’è un bar estivo in mezzo agli alberi, e si può camminare a filo d’acqua molto più a lungo di quanto pensassi.
Sono rimasta lì a contemplare i colori, sino a quando un gruppetto di oche mi è venuto incontro minacciosamente. Avevano ragione loro e le ho lasciate stare.




