Prima di tutto gli auguri, questo post viene pubblicato il giorno di Natale e io sono una donna, sono italiana, sono una madr..ah no, ma forse madre di gatto e zia putativa e gnagna conta per qualcosa (sorvolo sulla religione).
Siccome intanto che digerite il cappone, qui al nord (al sud sinceramente non so, illuminatemi), è giusto che pensiate a cose serie, vi racconto una favola natalizia con la morale.
Incipit: in terza elementare avevo scritto nei compiti delle vacanze che dopo il pranzo avevo pensato al significato profondo del Natale. Il suggerimento veniva da mio padre, e la maestra accanto al tema scrisse, giustamente, “non ci credo” e io ci rimasi male e ricordo che quel voto fu oggetto di discussione in famiglia. Non ricordo ovviamente che cosa avevo fatto in realtà, probabilmente ero andata a fare una passeggiata al gelo in riva al Tanaro con mio padre, che alle feste comandate si annoiava moltissimo.
Sottolineo che alle elementari negli anni Sessanta le maestre, immagino quelle molto severe come la mia, ma non solo, ti davano dei TEMI da fare come compiti delle vacanze, anatema.
Comunque, dopo l’inizio con il Natale passato, c’erano gatti anche lì, perché dai miei nonni a Masio ce n’era sempre un numero variabile, ma mai meno di tre, passiamo al Natale presente.
La storia inizia online, precisamente su Twitter, dove nella mia bolla si parla principalmente di gatti e di montagna (ma che strano…). Comunque la scorsa settimana, nella mia TL una delle ragazze che seguo ha pubblicato una foto del suo gattone Panchito dentro a un #saccoscaldagatto, tutto contento. Come l’ho visto, ho pensato, questo è perfetto per la mia bimbona che attualmente passa le sue giornate attaccata al termosifone in cucina, o nel suo cesto strategicamente posizionato per guardar fuori – solo che adesso che siamo nel nebbiun ha poco da vedere. Così c’è stato un frenetico scambio di messaggi via Twitter, e Cristina, la bravissima ragazza di Bari che li fa per hobby, ha acconsentito a farmene due, uno per la bimbona e uno per Cinorosino, che sono i due gatti abitudinari – Fanny di solito occupa abusivamente posti altrui, e attualmente va a dormire in bagno sopra la biancheria pulita (e sopra al cuscino peloso con cui l’ho coperta).
A fare i due sacchi Cristina ci ha messo poche ore, a spedirmeli un po’ di più: proporzionalmente la spedizione da Bari al natio Mandrognistan costava un terzo del valore del pacco, ma le app in cui si vende di tutto (e su cui io non sono riuscita a vendere mai nulla) non prevedono sacchi scaldagatto come merce vendibile, e alla fine ho detto lascia perdere ti pago la spedizione ordinaria. Così io ho fatto il bonifico, lei ha spedito, e io ho aspettato fiduciosa il pacco (fiduciosa come si aspetta un pacco spedito da Poste italiane, naturalmente, cioè facendo gli scongiuri)
Martedì, con un tempismo che ha stupito persino me, il pacco è atterrato in ufficio ( i nostri pacchi personali arrivano tutti in ufficio, che è l’unico posto in cui qualcuno li ritira, se non noi, le bravissime ragazze del piano di sopra, e viceversa, naturalmente, e non vengono lanciati in mezzo alla strada). Ho chiacchierato con il postino e mi ha detto che aveva cinque gatti (il mondo è pieno di insospettabili gattari).
Arrivata a casa, Cinorosino si è buttato nella scatola, ovviamente, Fanny ci ha girato intorno, e io cercavo di imbonire la bimbona su quanto fosse bello e caldo il sacco. Il suo sguardo diceva chiaramente “Vuoi che muoro?” Ok, sentivano l’odore dei gatti di Cristina. Così ho foderato il cesto con uno dei sacchi e ho messo l’altro sul mio letto, dove di solito va a dormire Cinorosino. Alle nove si era bello che accomodato e gli ho scattato la foto che vedete, artisticamente trasformata, di sopra.
Sono andata a dormire e nel mio letto c’è stato il solito viavai. Mercoledì mattina arrivando in cucina, la bimbona era molto molto vicina al cesto, ma naturalmente non mi ha dato nessuna soddisfazione. Ho controllato bene: qualcuno aveva dormito nel cesto. Io ho naturalmente provato a parlare con lei (e non state lì a sindacare, please, parliamo tutti con cani gatti conigli criceti), ma si è limitata a guardarmi.
Morale, non provate nemmeno a indovinare i regali di Natale, ci sarà sempre qualcuno che non vi darà mai soddisfazione.
Morale doppia (della vigilia): Fanny ha occupato l’altro sacco manu militari. Quindi, #tricolorinapower forever e riciclate i regali di Natale sgraditi
Ah, la foto in mezzo è stata graziosamente fornita da Svizzera Turismo (@MySwitzerland)