In cerca di Portaluppi

In questi mesi ho studiato, per il mio lavoro, il lavoro dell’architetto Piero Portaluppi in val d’Ossola. La sua presenza consiste, principalmente in un certo numero di centrali elettriche, che da sole costituiscono un esempio interessantissimo di archittettura inizio secolo, quella che noi genericamente chiamiamo liberty o art nouveau, ma sono anche, per chi si interessa di montagna un esempio interessantissimo di integrazione tra uomo e natura: una forma di turismo un po’ diversa dal solito.

Iniziamo … dall’inizio, cioè dall’edificio che sin dalle origini è, ed è ancora al centro del sistema idroelettrico della val Formazza. La centrale di Verampio, che si trova tra Crodo e Baceno, sotto uno sperone roccioso ed è perfettamente invisibile dall’altro della provinciale della val Formazza, talmente invisibile che ho dovuto cercarla su due mappe diverse per essere sicura di trovarla, ed è strano, perché si tratta di una edificio particolarmente imponente, che ancora adesso è lo snodo di sistema che porta l’energia elettrica a noi mandrognistani (fu costruita apposta, tra l’altro: se salta Verampio, come nel migliore dei film catastrofici hollywoodiani, siamo al buio)

Come è anche evidente dalle fotografie, a Verampio le misure di sicurezza sono abbastanza stringenti e non è possibile, ad esempio, avvicinarsi abbastanza al giardino per notare i suoi effetti geometrici.

Dedicata a Ettore Conti, il committente, che era anche lo suocero di Portaluppi, e iniziata nel 1910, questo edificio è un vero e proprio castello medievaleggiante, con tanto di torre e bifore: un castello di fiaba, dove, si sposano funzione e bellezza e dal mondo moderno viene la fata elettricità: infatti Conti e Portaluppi litigarono praticamente su tutto, tranne che su una cosa, usare i materiali del luogo. Cattedrale dell’elettricità sì, ma costruita di pietra dell’Ossola e lose; i simboli sono scoperti (negli edifici Arts and Craft la simbologia è più mediata) e tutt’intorno si costruisce un piccolo mondo; non solo la centrale ma la casa del direttore, delle maestranze, i depositi, gli edifici di servizio (questi per lo più sono abbastanza rovinati, con una sola eccezione, il sistema che Portaluppi edificò vicino a casa nostra, a Molare).

Che dire, sembra abbastanza incongrua nella sua opulenza, rispetto al territorio circostante, ma lo ammetto, mi piace (il che probabilmente dimostra che di architettura non ne capisco più di tanto). Ho scoperto, mentre facevo ricerche, che esiste una vera e propria passione turistico escursionistica per dighe e centrali elettriche, cosa che non mi aspettavo assolutamente. Vedremo, nel prossimo episodio, come coniugare arte e natura in un bell’itinerario che parte proprio da Verampio

Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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