Una delle cose che sino ad ora mi ha impedito di trasformare questo sito in una rivista online vera e propria, con tanto di registrazione in tribunale ( a parte il costo di cimentarmi in un’impresa editoriale vera e propria), è l’obbligo della cadenza degli articoli. Obbligo che come vedete cerco di rispettare, anche se qualche volta vado lungo, come adesso. Il perché, che ve lo dico a fare, si chiama lavoro. E dato che per lavoro scrivo, quando alle sei e mezza ho finito di scrivere, i due neuroni rimasti vorrebbero, che so, andare in piscina, anziché riaffacciarsi davanti ad un altro computer per scrivere altre cose. O andare a veder le vetrine, o fare una corsetta nel parchetto dietro Ma, a parte la temperatura, che quest’anno è tornata agli inverni della nostra infanzia lontana, a parte l’effetto criceto al buio del parchetto dietro casa (con mascherina), a parte la tristezza della via dello struscio, parte l’effetto cocooning, e l’unica cosa in cui mi vedo è il trio pigiamone letto buon libro.
Comunque, oggi sono andata in montagna ( fidandomi del fatto di essere in zona gialla, forse, ormai non mi raccapezzo più) e tornando alla macchina per rispondere a un messaggio, ho visto visto nel mio feed di Twitter la notizia comunicata dal team che i due gruppi nepalesi al K2 sono arrivati in vetta , e poi discesi al campo IV, che è una notizia altrettanto importante. Si tratta dei componenti di tre team diversi, che si sono accordati per arrivare insieme in vetta, aspettando il momento giusto.
Ecco i componenti della storica impresa: Nirmal Purja (leader Nims Dai Team) con Gelje Sherpa, Mingma David Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Pem Chhiri Sherpa, Dawa Temba Sherpa; Mingma G (leader Mingma Gyalje Team) con Kilu Pemba Sherpa, Dawa Tenzing Sherpa; Sona Sherpa (team SST). ( li ho tratti , per dovere di informazione dal sito http://www.mountainblog.it/redazionale/__trashed-4/).
Hanno sicuramente utilizzato ossigeno supplementare, ma come dice anche Simone Moro su La Stampa di questa mattina, questo non toglie nulla alla loro impresa. Scalare il K2 di per sé è un’impresa, nemmeno lo Sperone Abruzzi, la via degli italiani della spedizione Desio, è una passeggiata (la normale nepalese dell’Everest, ad esempio , a parte l’altitudine ha una sola vera difficoltà alpinistica, l’Hillary Step). L’unica vera fortuna è il corridoio di bel tempo che ha consentito loro di attrezzare la via.

Come si vede, tempo e cielo cristallino, e a giudicare dalla foto ( postata dal team di Nirmal Purje) non c’è molta neve, soprattutto nella parte alta della montagna- il che non significa che faccia caldo.
Personalmente mi sembra una buona notizia. Gli sherpa vivono di montagna, e ora potranno rivendicare uno storico traguardo ( solo io penso che i commenti di Messner al riguardo siano insopportabilmente colonialistico snob? Anche qui da La Stampa, Montagna tv ecc. che lo vanno sempre a cercare…La Tamara Lunger che è al campo base del K2 con un’altra spedizione no, eh?