Il libro più brutto del mondo, per ora (entr’acte ancora)

Capitano quei sabati in cui sei stanca (non capitano se sei François Cazzanelli e Matteo della Bordella), ma ci sono quelle volte che complice una settimana un po’ più complicata, un caldo un po’ più afoso, una brutta nottata e se i gatti ti danno la sveglia presto poi torni a cercar di dormire. E per il resto della giornata ti ritrovi con la vivacità di un’ameba.

Così avendo una lista di letture non professionali che si impila nell’ingresso (che è l’unica stanza della casa che non ha del tutto beneficiato del lockdown) mi sono messa a leggere al fresco della terrazza, dopo aver scatenato i gatti contro i piccioni (equivalente del “Smithers, libera i cani” in salsa locale). Non mi è andata bene nemmeno lì. In cima alla lista dei non letti c’era questo libro di Peter Lagercrantz, che avevo comperato perché avevo letto una bella recensione (la mia foto è orrenda, ma c’è una ragione).

Un colpo di genio? Parliamone…

Scrivere di montagna non è mai facile. Sovente, se scrivi di montagna sei un illetterato (non sempre, ma spesso) e il risultato è quel che è, ma interessa sapere se e come hai scalato l’Everest, il K2 o la scala dietro caso. Se sei molto famoso, l’editore di solito ti mette accanto un ghost writer (in italiano: un “negro”, o se preferite uno scrittore fantasma, un editor, insomma qualcuno che scrive al posto tuo ma non firma. Il primo nome nei ringraziamenti del libro scritto da quello famoso di turno, sportivo, attore o divo della tv (“ah, il caro amico XY che mi ha spronato incoraggiato ecc.), ecco è lui, quello che si è sobbarcato la faticaccia. Ci sono ovviamente eccezioni e tante, da Trevanian (Assassinio sull’Eiger – se non avete mai visto il film con Clint Eastwood, vi ricordo che la sua controfigura è Hans Kammerlander. No, il buon vecchio Clint sempre chapeau non si è scapicollato di persona sulla nord dell’Eiger…). Se scrivi dell’Everest, ma non ci sei mai stato meglio fare bene i compiti. Ecco, li ha fatti troppo bene. Se avete letto Aria sottile e il libro di Bukreev con Gary Weston DeWalt  Everest 1996 – Cronaca di un salvataggio impossibile, conoscete già la storia, che è sufficientemente avventurosa e tragica di suo. La storia è al limite del plagio e non so su quale base Krakauer non gli abbia fatto causa (a mia conoscenza, ovviamente- gli altri due come è noto sono già morti). Il Bukreev di turno è uno scalatore svedese che definire disturbato è dir poco, e la spedizione commerciale è finanziata da un couturier italiano (di Napoli) e pure da una guida italiana, pure di Napoli ( e qui i compiti doveva farli un po’ meglio, dato che non esiste un ambiente alpinistico svedese degno di questo nome, e meno male che lo dice, però informarsi sull’ambiente alpinistico dell’Italia centro meridionale è possibile, se si conosce un po’ di italiano e di inglese. Daniele Nardi, per dire, era un nome ben conosciuto anche fuori dall’Italia. E suvvia conosco almeno quattro italiani, uno dei quali segue questo sito e l’altra è un ex studentesssa, residenti in Svezia, perfettamente in grado di dargli una mano nelle ricerche. Pagando, dato che avendo ripreso la franchise di Uomini che odiano le donne i soldi non dovrebbero essere un problema)

Darei un consiglio al traduttore, anche. Capisco che tradurre dallo svedese non sia facilissimo, ma come dire, anche lo stile italiano e sopratutto la grammatica avrebbero delle esigenze. Tipo “andò a Gasherbrum” …al o meglio ai perché sono più di uno, e non si va ai Gasherbrum come a Masio o a Roma suvvia e magari, un po’ più di precisione nei termini tecnici? Come ho trovato su internet il Thesaurus legale inglese e americano dell’Oxford Dictionary (una bella rogna dato che i due sistemi giuridici sono molto diversi tra loro e incommensurabili rispetto a quello italiano) vuoi che la Treccani non abbia niente del genere? Risposta: nei primi quattro selezionati da google la Treccani non c’è – bisogna andare sempre oltre l’ovvio, ma il primo glossario trovato (https://www.montagnadilombardia.com/glossario.html ) per un principiante va già benissimo. Ah, se traduci il Balcone (the Ridge) poi per favore traduci anche Fascia Gialla (Yellow Band) e Sperone dei Ginevrini (Geneva Spur), tutte e due ben consolidate nella letteratura alpinistica italiana

Comunque, saldamente in cima alla classifica del più brutto libro di montagna che ho letto . Il più brutto libro che ho letto in senso assoluto è Il codice da Vinci. Ricordo che ridevo talmente che avevo svegliato Francesco ( che mi aveva mandato giustamente al diavolo): insuperabile.

Comunque, mi ha fatto passare la fiacca e sono tornata a camminare. Una nota positiva c’è sempre.

Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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3 risposte a Il libro più brutto del mondo, per ora (entr’acte ancora)

  1. LordMax ha detto:

    Le ricerche e le traduzioni
    Ma tu sai quanto mi costano?
    Molto meglio non fare ricerche e usare termini comuni e banali e assumere un traduttore appena uscito di scuola che così risparmio tanto chi vuoi che ne sappia?

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    • alpslover ha detto:

      Lo so…perché ho fatto il traduttore. Ma almeno sapere che si scrive sono andato Alla Tal Montagna e non A Montagna… questo fa un po’ google traduttore. E poi lo so, ho fatto il traduttore, il redattore ( la traduttrice la redattrice), in realtà lo sto facendo ancora e l’editing della saggistica non è una passeggiata. E mi incazzo ancora, guarda tu. Mi piace il lavoro fatto decentemente

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      • LordMax ha detto:

        “E mi incazzo ancora,”

        Esattamente il motivo per cui ho smesso prima di fare il traduttore e poi di fare editing (ormai lo faccio solo per qualche amico)

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