Ricercare la solitudine non significa essere soli. Se, ora che è stato dato il liberi tutti, la montagna è /può essere il luogo privilegiato per trascorrere un’estate tranquilla, meglio non assembrarsi tutti nello stesso luogo, come i seguaci di un certo numero di partiti politici hanno fatto non molto tempo fa.
In questo, mi concederete, io ho una certa esperienza, che risale a ben prima del covid. Le folle oceaniche non mi sono mai piaciute, ad eccezione di alcune riunite per Bob Dylan o altri artisti così, e sono sempre disposta a fare un’eccezione per il Boss, qualora tornasse in Italia prima della senescenza mia e sua (probabilmente prima mia).
Per cui intendo suggerirvi qualche itinerario di varia lunghezza, partendo dal “vicino a me”, che sia rilassante e lontano dalla pazza folla.
Ho ripreso da poco a uscir di casa, spinta anche dalla cugina di mio marito che è una delle persone che cammina con me volentieri e viceversa. Al telefono mi dice di provare il Tobbio, e io penso con un brivido, nell’ordine, alla mia schiena, alla parte terminale con il sole a picco, e al fatto che come prima uscita il Tobbio è bello tosto.
Devo dire, meno male, perché a giudicare dalle fotografie che ho visto su Instagram, la cima del Tobbio quella domenica pareva la passeggiata a mare di Chiavari.
E poi, allora c’era ancora il divieto di espatrio regionale, e una serie di mete alternative mi sono state inesorabilmente bocciate dai confini. Poi ho pensato alla Val Borbera. Ho già scritto del santuario di Cà del Bello, e dell’itinerario classico che sale da Persi, ma in effetti per arrivarci ce ne sono altri tre. Noi siamo saliti da Alborasca (dopo Stazzano), dove si può lasciare l’auto in uno spiazzo, all’inizio del paese, poi si imbocca una stradina in salita che si chiama via Cà del Bello, che porta alla Bocchetta di Alborasca, dove si biforca il sentiero : a sinistra si va verso Sorli e poi attraverso la Bocchetta Barillaro si scende sino a Pertuso a destra (ma il cartello sembra puntare in basso) verso Stazzano. Da entrambe le parti il sentiero percorre la cresta, così si ha da un lato la parte pianeggiante della val Borbera, dall’altro la pianura tortonese.
Si passa il cippo che commemora il partigiano Rino Ghion (Tricoli) ucciso quasi alla fine della guerra, poi la strada scende verso Cà del Bello, il santuario della Madonna della Neve, edificato per la prima volta nel 1672 e poi ampliata a più riprese sino al Novecento. Luogo al fresco piacevole e panoramico, adattissimo per rifocillarsi. Ritorno all’auto per forza di cose dalla stessa strada. In tutto, un paio d’ore di passeggiata quasi sempre in ombra e con moltissimi fiori colorati.
tasso di assembramento 5 ( due ciclisti , un papà con due bambine che raccoglievano fiori)
qui l’altro itinerario da Persi, molto più corto, e pure carrozzabile, se avete la solita vecchia Panda.