Per quanto strano sia, non ero mai stata sullo Skyway, la nuova avveniristica funivia che ha sostituito quella che già ai tempi della mia infanzia era l’ottava meraviglia del mondo (con un po’ di sciovinismo francese). Avevo fatto anche tutta la traversata, in un momento particolarmente ventoso che ci aveva costretto ad una lunga attesa alla Aiguille du Midi. Non mi sono fatta mancare nulla : Rifugio Torino – Punta Helbronner dentro e fuori ( dentro vuol dire la scalinata tunnel che forse c’è ancora, ma spero anche lei rinnovata), passeggiata sul ghiacciaio adeguatamente bardati verso il dente del Gigante per evitare i turisti in scarpe da tennis , che purtroppo ci sono sempre stati. Quest’anno, lo dico subito, non ho avuto voglia di avventure: l’attrezzatura c’era, ma la testa forse no, e ho preferito godermi lo spettacolo. Lo Skyway è un’esperienza da fare. La rotazione della cabina è fluida, e a meno di essere del tutto privi di acclimatazione, non provoca nessun fastidio o capogiro. Diciamolo, però, se partite da Milano o da Genova alle otto e siete alle 12 a 3000 metri e vi viene mal di testa, non è colpa della funivia, si chiama mal di montagna. E voi non avreste dovuto essere lì. Non intendo ovviamente colpevolizzare nessuno, men che meno i turisti, o i giapponesi onnipresenti: lo Skyway è sia uno strumento per i professionisti, sia una attrazione turistica moderna e di eccellente livello. Anche il ristorante al Pavillon è buono, e non eccessivamente caro, e il personale riusciva ad essere cordiale anche in mezzo alla folla di un giorno di deciso bel tempo ( non perfetto, perché verso mezzogiorno le nuvole salivano dalla vallata, ma oggettivamente davano contorni fiabeschi al dente del Gigante e alla Noire). E ovviamente c’era di tutto. E pregi e difetti si amplificano in uno spazio grande venti metri quadri o giù di lì.
– quelle con le sneakers sberluccicanti.
– quelli che siamo a 3000 metri, ma il Monte Bianco è quello lì (pausa) . Credo. ( lo giuro, lui e lei erano di fianco a me. Trentenni, lei con l’aria spaesata di chi non sa dove si trova).
– le famigliole di russi in maglietta e infradito. Ma vabbè loro sono abituati. Le famigliole di francesi in maglietta e infradito. Quelli che mio padre avrebbe ucciso volentieri quando li incontrava alla Mer de Glace. Adesso che per scendere al ghiacciaio ci vogliono quattrocento scalini o giù di lì ( e poi si deve risalire ovviamente) perché il ghiacciaio si è purtroppo molto ritirato, sono lì.
– gli adolescenti che guardano il cellulare . Ma lì sono più pronta a scusarli. Non sei obbligato ad amare i paesaggi né ad essere entusiasta e nemmeno ad amare i tuoi genitori quando sei adolescente. Succede. Poi passa. È successo anche a me.
– quelli che non sanno, non capiscono, sono schifati da quello che mangiano. Lì mi monta l’Erode. Con il lanciafiamme. Per cui kudos al già citato personale del ristorante Bellevue e pure a quelli che hanno mangiato i loro panini vista Vallée Blanche, come avremmo fatto anche noi nei bei tempi andati.
– quelli convinti che vanno sul ghiacciaio. Ora capite perché non ci sono andata. Un giorno o l’altro vado da qualcuno e mi faccio insegnare i rudimenti per una bella camminata su ghiacciaio. E poi uso il lanciafiamme sui turisti.
– quelli che si fanno i selfie. Tutti, praticamente. Anch’io. Quelli che si fanno i video. I droni. Al Pavillon, per fortuna.
– quelli che sembravano usciti pari pari dal video che spiega cosa non fare a Punta Helbronner: si trova sulla pagina Facebook dello Skyway. Lo guardate e pensate, non non esiste. Esiste.
– i professionisti che fanno finta di non vedere i summenzionati – praticamente tutti quelli che si trovavano sulla telecabina quando sono tornata.
– i giapponesi. Ma i giapponesi che vanno in montagna sono una sottospecie particolare. Arrivano il lunedì e martedì vogliono scalare il Monte Bianco. E arruolano la guida alpina sulla funivia ( visto fare anche questo).
– I bambini? Non ce n’erano, per fortuna. È meglio non portare bambini di età inferiore a cinque anni a quote troppo alte. Messner lo ha fatto. Non mi è sembrata una cosa troppo intelligente. Il fatto che i bambini più piccoli stessero giocando,pacificamente, al parco giochi del Pavillon mi rende un filo più fiduciosa nel genere umano , e nei genitori giovani. Quelli dai dieci anni su si divertivano. E meno male.
– quelli che guarda l’elicottero è venuto a salvare qualcuno. Trasportava materiale per i lavori alla telecabina del Aiguille du Midi che è ferma da quest’inverno quando la fune è scarrucolata e i turisti hanno dovuto essere salvati davvero.
– io che ho passato il tempo a origliare i discorsi altrui in un po’ di lingue europee.
Poi sono scesa al Pavillon e ho fatto il Belvedere della Brenva sino al tratto attrezzato. Che ho lasciato lì dov’è. Non era giornata da avventurismi.