Quando il caldo si fa duro, i veri duri scappano. E vanno in posti ancora più caldi. Devo aver già detto, forse, che quando nel natio Mandrognistan organizzano qualcosa io scappo. Così nel week end in cui figuranti sudati provenienti da mezza Europa si sfidavano nei campi di grano della piana ( rigorosamente nel week end che così si aumenta il turismo) noi siamo scappati ai piedi delle prealpi, sperando di dare un’occhiata al Re Viso, che si vede bene da tutta la pianura piemontese, ma io non ho mai visto da vicino. Invece, faceva caldo, molto caldo – ma meno che nella nostra afa mandrogna, e venditori del mercato antiquario di Saluzzo erano sotto tendoni, ma sotto il sole, e la temperatura si alzava di una decina di gradi. Noi che volevamo pranzare fuori abbiamo subito desistito. E il Re Viso era nascosto dall’afa. Però Saluzzo, una delle perle storiche del Piemonte, vale una visita. Il centro storico è rigorosamente pedonalizzato ma non troppo, ci sono parcheggi per i più sfaticati, la città vecchia ha quei colori di mattone rosso che sono propri dell’architettura di Seicento e Settecento. Chiese e oratori, il vecchio municipio con la Torre civica, la Castiglia, cioè il castello – fortezza dei marchesi di Saluzzo, con una bella fontana davanti, arrampicati su per una bella salita che alle due del pomeriggio ci ha alasciato in preda alla vetusta domanda ” ma chi diavolo ce lo ha fatto fare?” Perché i boschi sono i boschi, il sole a picco sul crapino è un’altra cosa. Poi ho scoperto che avevano appena fatto una gara di trail in salita su e giù per l’acciottolato e questo è stato il momento aha ( ora sapevamo ci ce l’aveva fatto fare, forse).


Poteva mancare il gatto?
Il Duomo, invece è nella parte bassa, ottocentesca, anche se risale a diversi secoli prima, con quelle decorazioni falso gotico così armoniche ma finte. Piazza Risorgimento è la tipica piazza umbertina con i palazzi e i caffè, e a due passi, nascosta tra tipiche case di campagna e come sempre quasi invisibile all’esterno, la piccola e preziosa sinagoga di Saluzzo, simbolo di una delle molte comunità piemontesi spazzate via dall’urbanizzazione e poi dalla Shoah.
In tutto questo, si è capito, il natio Mandrognistan, con il Piemonte non ha proprio nulla a che fare, mannaggia a Vittorio Amedeo
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