Ho visto recentemente, e purtroppo non l’ho poi più ritrovata, una foto di Simone Moro in partenza per una delle sue spedizioni, attorniato da bagagli di ogni specie , essenzialmente duffel bags gialle. Io ho preparato la mia valigina per una spedizione, orrore, turistica, post fisioterapia. Scoprire/riscoprire luoghi per una futura esplorazione escursionistica. Avevo anche tutta l’attrezzatura, ma sapevo, più o meno, che l’avrei portata a prendere aria. Le previsioni meteo promettevano un finale apocalittico. Sono arrivata all’Aprica con il sole, ho alzato il riscaldamento, ho aperto la mia valigina e ho sentito bagnato. Il classico, oh no, si è aperta la boccetta del profumo.
Solo che, ad un’indagine più approfondita, non era proprio Iris Bleu… ho trascorso due giorni immersa nelle congetture, oltre ad aver dormito con, e anche esportato, un sottile ma persistente aroma di eau de chat.
Il giro all’Aprica mi ha portato sino agli impianti del Palabione, la zona storica dello sci. Il turismo qui é arrivato con la strada del passo, costruita dagli austriaci alla vigilia della Seconda guerra d’indipendenza; gli sport invernali negli anni Venti, e si vede: nel senso che soppiantando le tradizionali attività, sono rimaste case nuove, del tutto incongrue, come il grattacielo bianco giallino di dieci piani quasi al confine con Corteno Golgi. Anche se è l’edificio dell’ufficio turistico a vincere l’Oscar dell’orrido abitativo.
Mentre tornavo, una coppia mi ha fermato, domandandomi timidamente: ma scusi, dov’è il centro? Che é poi la caratteristica più immediata di Aprica, si sviluppa in lunghezza, sulla strada.
Nelle foto c’è tutto, compreso l’orrido biancogiallino, il mio b&b, che è un villa di inizio novecento (endorsement, ci sono venuta con mio nipote prima, ora di nuovo ed é sempre molto piacevole).
Ah, pensate se la stessa cosa fosse successa a Simone Moro… l’eau de chat, intendo