Inutile, quando vado a Torino, mi sento sempre a casa. Come se avessi camminato appena per qualche isolato. Specie in una giornata come martedì, quando le montagne erano di un bianco abbacinante, e tirava un vento sottile e freddo che illuminava tutto. Camminavi sui Murazzi deserti con i cancelli sprangati, e il sole era caldissimo, sembrava di stare a Parigi. Anche le ragazze, tacchi alti, abiti grafici, erano molto parigine. Solo le maschere del Museo Egizio erano troppo sabaude (la sabauditudine viene anche alle romene), ma quello è l’effetto mummia: come si faccia a rendere così polveroso quello che dovrebbe essere il secondo museo di antichità esula dalle mie capacità di comprendere. É una di quelle circostanze in cui la città fa un gigantesco autogoal (ora, è anche la città del Toro, e qui di autogoal siamo esperti…): non sapere rendere affascinante una materia affascinante senza ricorrere a Giacobbo rivela una certa mancanza di intelligenza. La prossima volta chiamo Super Busio e le faccio tirare qualche tonno-polpetta. Però i poveri che chiedono l’elemosina sono tanti…gli anziani dignitosi stanno insieme ai giovani fricchettoni ( e al Valentino c’ ė anche una meravigliosa palestrina di macchine per l’aereobica, la resistenza e lo stretching. Bella, pulita, nemmeno vandalizzata, c’è ne fossero. E vecchietti anche lì). Da Baratti c’era Chiambretti, così abbiamo a tuo anche un pò di star spotting per i nostri ospiti spagnoli ( che a ben guardare erano un coacervo di brutti luoghi comuni). E un bicerin.
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