Farsene una ragione

Oggi ho deciso che dovrò farmene una ragione: quando ne sarò fuori, almeno in teoria, ci saranno le viole nei giardini. Strano ma vero, questo è il primo anno da molti in cui non avrò le racchette ai piedi. Sono andata in montagna sempre, persino un mese dopo la morte di mia madre, per affondare il dolore nella neve (ho ancora gli schizzi di quel pomeriggio a Chamonix). Invece no. Sto accettando la mia forzata immobilità. In effetti non ho ancora spinto i miei muscoli al di là della soglia del dolore. Sono diventata più saggia, o solo semplicemente più vecchia? O più realistica, semplicemente? Le tre cose, probabilmente: più saggia, perché cerco di valutare onestamente le mie forze, che non sono molte, e questo perché sono oggettivamente più vecchia e ci metto molto più tempo a recuperare, fisicamente e mentalmente. Perché, impegnata come sono sono stata nell’ ordinario e nello straordinario, il mio stress post traumatico si è manifestato nell’apatia. Certo meno dieci e i candelotti alle finestre non aiutano a uscire di casa. Però è vero, niente ansia, niente affanno da mancanza d’aria fresca… Mi starò trasformando in un gatto, visto che la mia dorme praticamente tre quarti della giornata…

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About alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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1 Response to Farsene una ragione

  1. Avatar di Roberto Roberto ha detto:

    La vita è come una scala a chiocciola, più la si sale e più ci gira la testa…

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