Escursionismo pop

Uno degli ultimi numeri di Alp (che potete sempre trovare nel blogroll) conteneva una lunga sezione intitolata Alpinismo pop ossia popolare, di massa, se si può usare un tale ossimoro per qualcosa che di massa non è mai stato. Mi chiedevo, in questi giorni di riposo per influenza non di stagione (ma niente suini che volano) se non esistesse anche un escursionismo pop ossia un escursionismo di massa, di grandi numeri, su certi itinerari. (L’articolo ha toccato, come si dice, una corda in me proprio perché, in questo alpinismo pop mi ci sono trovata, durante la mia gita al Passo dei Salati e oltre – poco oltre. Io mi ero sentita felicissima di essere parte, anche se per poco, della più nobile categoria degli alpinisti, una sorta di salto di qualità, ma come sempre è tutta una questione di prospettiva).

Mi chiedevo, dicevo, se esiste un escursionismo pop, perché abitualmente quello in cui mi imbatto io è precisamente il contrario, ossia il deserto assoluto.  Certo ci sono quasi sicuramente delle eccezioni, probabilmente più nell’emisfero orientale (delle Alpi, ossia Trentino e Sud Tirolo) che qui da noi. Ad esempio, ma sono veramente i primi che mi vengono in mente, gli itinerari che conducono ai vari Rifugi nel gruppo del Catinaccio (c’ero stata però al 15 d’agosto e in funivia a Campitello c’era veramente tutto il mondo) e la processione ininterrotta verso il Piz Boè (e dal Piz Boè) che creava degli ingorghi nei due o tre punti in cui occorre procedere lungo i cavi (la cosa a mio marito aveva dato più fastidio che non la corda fissa o il sentiero scivoloso – per tutti gli scarponi che lo avevano calpestato, ma c’era gente se non proprio in sandali, in scarpe da ginnastica di sicuro). E sto parlando di escursioni, non di quei luoghi come che so il Rifugio Auronzo o la Punta Helbronner dove la maggior parte dei visitatori va a vedere il Dente del Gigante o le Tre Cime e può andarci anche nei proverbiali sandaletti (salvo nel primo caso patire un mucchio di freddo – ma ricordo di aver preso il sole in bikini alla Aiguille du Midi, senza patire il freddo più di tanto)

Dalle nostre parti il posto più frequentato è il Giro del Monte Bianco e non tutti gli itinerari. Ad esempio, il col Ferret è più frequentato del col de la Seigne e la variante del Col Checrouit anche meno, se non c’è la funivia. A Chamonix, il Balcone Plan des Aiguilles – Montenvers quando l’ho fatto io brulicava di gente (al punto che ho deviato, con un gruppetto di gente, verso Blaitière, scendendo così a piedi sino a Chamonix anziché prendere la funivia, perché non c’era modo di nascondersi un attimo e fare pipì). I Conoscitori, ho scoperto, la fanno, come avevo fatto io, in senso inverso cioè da Montenvers al Plan, perché è meno faticoso salire subito al Signal, che è una bella botta, ma almeno sei fresco e hai le Jorasses davanti, piuttosto che arrivarci dopo aver fatto tutta la strada ( e l’altro versante è molto più ripido). Io non avevo scelto consapevolmente, semplicemente, per prendere la funivia c’era un’ora di coda, mentre per il trenino del Montenvers avevo poi aspettato dieci minuti…

Un’altro posto frequentatissimo è il Lac Blanc, un paio di orette di strada, negli ultimi anni assai maltenuta (troppa gente?) E poi…il Rifugio Pastore sopra Alagna, il Lago Miage – che è tornato ad essere una vera escursione perché bisogna trascinarsi sino al Combal…

Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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