Digging into the past (e tre)

Le vesciche sono sempre lì, il fastidio al dente anche, ma me lo devo tenere sino al 4 agosto, giorno del ritorno del dentista dalle ferie e di un teorico appuntamento preso un mese fa per fare tutt’altro (in teoria per rifare l’otturazione accanto) Odio andare dal dentista, e riesco a immaginare sei posti diversi in cui preferirei stare anziché sulla sua maledetta poltrona, e non tutti piacevoli, ma migliori. E in più costa quanto un carrozziere.  Tutto ciò ci riporta al passato… Ad esempio, all’ineffabile Caio, il calzolaio, che era in realtà un negozio di scarpe in via Roma, a Courmayeur, proprio sull’angolo dello slargo dove c’era la casa dei Salluard. Caio è morto da moltissimi anni. E al suo posto c’è stato un altro negozio di scarpe, una boutique che vendeva tacco 12 diamantate (adesso non so, non sono ancora andata a Courmayeur quest’estate e i negozi tendono ad essere molto più effimeri) Caio era un simpatico vecchietto quando io ero bambina, ma sinceramente non potrei dire quanti anni avesse. So solo che a Caio si deve il mio passaggio dalle scarpe di tela (rossa) da bambina allo scarpone di pelle con la suola in vibram, passaggio che si consumò non senza qualche dolore, e molte vesciche. Il primo paio di scarponi, dovetti non so più se buttarlo o cambiarlo: conoscendo i miei genitori e il fatto che Caio era più o meno un amico di mio padre, propendo per uno scambio o una sostituzione. Ma ci deve essere rimasto qualcosa di edipico nei miei scarponi, e a quest’età, alle vesciche non ci si fa più caso (purché i compeed siano invisibili sotto le mie tacco 12).

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About alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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