O se preferite un modo discutibile di valorizzare la propria bellezza e il proprio patrimonio.
L’ho detto, che il nostro viaggetto è stato in parte escursionistico, in parte artistico. In mancanza degli Etruschi ci siamo dedicate ai Romani che hanno lasciato tracce evidenti lungo tutta la costa sino a Marsiglia.
Fréjus è uno degli insediamenti romani più noti e la guida (mi ero portata anche quella) segnalava tra le altre cose, l’acquedotto – visto passando – e il teatro romano. Ora Fréjus non è St Raphäel, non è sul mare, non è nemmeno molto pittoresca, a giudicare dai molti passaggi che abbiamo fatto dentro e fuori, però un teatro romano, anche non è l’arena di Arles o di Nîmes vale la pena di vederlo. Ho detto teatro, perché è indicato così, ma in realtà come le altre due che ho citato è un anfiteatro da 10000 posti circa, che sino a pochi anni fa era ancora in uso. Alcuni anni fa, ci ha spiegato un funzionario- capiamoci a mezzogiorno di un giorno feriale in bassa stagione c’eravamo io, Amica giovane e altri due ragazzi che girovagavamo tra le rovine, e nell’ufficio della biglietteria la temperatura era vicina a quella di un forno (senza contare le attrattive di Amica giovane, ovviamente) – e sono venuti alla luce molti interessanti sviluppi soprattutto sulla stratificazione dei materiali utilizzati. E ha aggiunto, speriamo che ci diano i soldi. Tutti il mondo è paese.
Peccato che dell’anfiteatro sia rimasto il nucleo esterno, e l’interno sia stato rivestito di cemento, nel più puro brutalismo esteuropeo (giuro, una cosa simile l’ho vista in Germania est ante caduta del muro). Immagino ci siano state ragioni di consolidamento e sicurezza – come dicevo, ci facevano i concerti. Ma l’insieme complessivamente è così brutto da averci lasciato decisamente perplesse.



Nel giardino davanti al complesso, c’è il memoriale delle vittime del crollo della diga di Malpasset, negli anni Cinquanta, che distrusse mezza città, e fu l’anticamera al disastro del Vajont di qualche anno più tardi: anche la lì la diga poggiava sul fianco di una montagna friabile, che crollò, creando una falla a monte che causò la caduta della diga : trovate la storia qui. Delle 430 vittime molte hanno nomi italiani, emigrati che cercavano fortuna in Francia.
