Ricordate, avevo visto Arezzo, e abbastanza di sfuggita, nel ‘93, e sempre tra le maglie di un convegno. Ricordavo anche di aver parcheggiato quasi ai piedi della chiesa di San Francesco, e quindi probabilmente vicino alla stazione, mentre il nostro sempre disponibile padrone di casa ci ha consigliato un altro parcheggio ai piedi delle mura, che però era almeno per metà gratis, il parcheggio Pietri. Il consiglio è di arrivare abbastanza presto. Alle dieci, che non è proprio prestissimo, c’erano ancora parecchi stalli, quando siamo venute via a metà pomeriggio era tutto pieno.
Il bello di un sabato d’inverno era ovviamente che in giro non c’era assolutamente nessuno. Non un’anima, a parte i locali, qualche pensionato e noi. Stranieri pochissimi, a parte una comitiva di cinesi incontrata in una pasticceria .
Se volete vedere i Piero della Francesca di Arezzo, che è una delle buone ragioni per andarci, tra l’altro, dovete partire dalla chiesa di San Francesco. Sul sito, la mattina, consigliava la prenotazione online perché gli ingressi sono contingentati. Alla cassa, non dico il red carpet, ma quasi. Dentro, due studenti e noi. Il modo migliore di vedere gli affreschi, che sono nella cappella Bacci dietro all’altare, quasi nascosti dal crocefisso della scuola di Cimabue



Il tema è la storia della Vera Croce, leggenda molto diffusa (nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine) che lega la croce di Gesù ad Adamo, e alla Regina di Saba che si inginocchia riconoscendo la santità del legno, sino ad arrivare al sogno di Costantino e a in hoc signo vinces –una piccola croce che l’imperatore tiene in mano durante la battaglia.
Ecco queste sono le scene che preferisco, con i cavalli meravigliosamente dipinti. Non i personaggi femminili, l’uso squisito della prospettiva, la prima scena notturna dipinta nel Rinascimento ( in realtà è un’alba), o i particolari di gonfaloni e armature nella loro totale a-storicità. I cavalli.

Nella chiesa ci sono molti altri affreschi, secondo la tradizione didascalica e comunicativa dei francescani (ok la mia vena professorale sta prendendo il sopravvento. Però dopo aver visto anche le storie bibliche di Spinello Aretino, potete uscire e finire il vostro giro in cattedrale)
In cattedrale, tra molte altre bellezze, compresa la tomba che vescovo che la fece costruire e che morì armi in pugno per difendere Arezzo – una santa vocazione ovviamente – due della Robbia, un’effigie miracolosa della Madonna, c’è anche lei.

Notate il particolare dei capelli unti , poiché ha lavato con l’olio i piedi di Gesù e lì ha asciugati con i suoi capelli (uscire con una storica dell’arte ha i suoi innegabili vantaggi).