In che modo la morte cambia la tua prospettiva?
Avendo cambiato piattaforma, da un po’ mi compaiono domande a cui rispondere come suggerimento per i miei post. E lì per lì mi è sembrata una sciocchezza, ma mercoledì, purtroppo, è mancata improvvisamente la mia amatissima bimbona Pipisita . E io, attualmente, non sto davvero bene

Vedete, non è solo la compagnia che mi (ci) ha fatto per i suoi diciassette anni di vita. Era stata una buffa parte delle lezioni che tenevo a scuola ( e infatti un po’ di studenti l’hanno ricordata sui social), aveva conosciuto mia mamma, aveva tenuto compagnia a Francesco e spesso lo aveva fatto ammattire – specie quando si nascondeva in qualche posto inaccessibile o ci faceva chiamare i pompieri a ore improbabili, o faceva arrampicare la sottoscritta sulle impalcature dei lavori del tetto. Ci aveva fatto fare nuove amicizie ( me lo ha ricordato un’amica giusto ieri sera), e un’intero studio veterinario ricordava di quando aveva morso l’infermiera dopo l’operazione di piometra. Non a caso, ha avuto la forza di tirare un’ultima zampata alla veterinaria e a me. Sino alla fine.
Adesso è con me. Mi sono stati offerti diversi giardini per seppellire le sue ceneri , e persino cuccioli bellissimi per ri-completare il trio. Ma al momento non credo che lo farò. Al momento giusto arriverà il terzo gatto: tutti i miei gatti hanno scelto me , a un certo punto, e sarà così anche questa volta. Per la verità Pipisita aveva scelto Francesco. Per questo era il “nostro” gatto. Cinorosino era sbucato da una fotografia, anche se all’inizio volevamo un altro dei suoi fratellini, e Fanny mi si è proprio arrampicata addosso.
Adesso Pippi è over the rainbow con Francesco, e io non mi sento proprio benissimo. Un gatto (cane, gufo, pure criceto) è sempre una parte della nostra vita. Una parte purtroppo corta. Come anche la nostra vita in tutto e per tutto.