Un’avventura, meglio, un’apocalisse

Partiamo dalla fine, è stata un’apocalisse. Un’apocalisse della mobilità, un’avventura, vedete voi.

Avevamo già deciso di andar via un paio di giorni per la Fête du Citron di Mentone (di cui vi parlerò nel prossimo post), indipendentemente dalle mie vicende feline – avevamo anche deciso per un week end in montagna più avanti ma due giorni prima mi opero (niente di grave cari, solo i “soliti” denti, ma non credo che il giorno dopo un’anestesia totale avrò tanta voglia di andare in giro) : abbiamo prenotato e tre giorni dopo è arrivato il piano terapeutico, che denota grande ottimismo dato che finirà tra un anno e mezzo.

Comunque. Abbiamo fatto tutto quel che volevamo fare ed eravamo pronte per tornare a casa ad un’ora decente, per non lasciare troppo solo il Giulio senza badanti. Per la verità la mattinata era iniziata non benissimo, con un verbale di mancato pagamento del parcheggio. Passato un quarto d’ora a decifrare il burocratese di Finale Ambiente, sono andata al totem ho inserito il numero della segnalazione e ho pagato…5 euro ( ce ne ho rimesso 2,50 che avevo già pagato, e che cercherò di farmi rifondere dall’app o da loro – hint, ne dubito, ma non andrò in rovina)

Per voi tutti, se non pagate il parcheggio o se non pagate tutto, e come me utilizzate l’apposita voce del parcometro ( la 5, per la precisione, inserendo il codice della segnalazione) pagherete solo dall’ora in cui è avvenuta la segnalazione a quando pagate. In pratica vi fanno pagare soltanto il dovuto, senza multe ( che scatteranno solo se ve ne andate senza pagare – la segnalazione è riferita alla vostra auto). Idea carina, per far tornare le persone, molto meglio che salassare il turista che poi non ritorna. E poi, come vi ho già raccontato i mezzi pubblici funzionano benissimo.

Rese euforiche dal successo, per così dire, alle quattro del pomeriggio eravamo a Noli nello stato piacevole di chi ha preso il sole, camminato e mangiato focaccia e pasticcini ( non insieme). Massì facciamo l’Aurelia, che tanto sull’autostrada ci sono codoni ovunque, che dal basso si vedevano a occhio nudo. E abbiamo fatto l’Aurelia godendoci il panorama. Massì, se arriviamo ad Arenzano poi la coda è quasi finita e al netto dei soliti tremendi lavori a Masone siamo a casa in tempo ( per non fare morire di fame il Giulio, cioè). Peccato che si siamo piantate a Cogoleto. Coda. Trenta metri in un’ora. Chiedo a Lulu se vede il capo della coda all’altro capo dell’insenatura. Solo un luccichio di auto lontane…

A noi e a un po’ di altra gente viene in mente che ci resta il Sassello ( che è l’unica altra soluzione che propone pure Google) . Dovevamo pensarci prima dovevamo pensarci prima. ( possiamo chiamarlo il mantra degli sfigati? Potrebbe essere un rap per il prossimo Sanremo) Sì ma a Varazze non c’era coda e tutto era fluido e bello. Tornando , la coda aveva abbondantemente raggiunto Varazze. E noi abbiamo girato per il Sassello, pagato il dovuto tributo al luogo natale di Pertini e Cinorosino, e poi pam. In coda. Mentre un po’ di divinità venivano tirate giù dai loro paradisi e Lulu risolveva di chiamare la badante più fidata perché Giulio cenasse, io cercavo di capire.

In coda

In realtà, abbiamo scoperto che c’era poco da capire: parete della montagna smottata, lavori, senso unico alternato, traffico fuori dal consueto, coda. Usciti dai lavori, nessuno in giro. Durata della coda: un’ora. Con le persone che si fermavano, uscivano dall’auto, cambiavano guida, coccolavano il cane.

Dimenticavo, in giro solo volpi , gatti in caccia, probabilmente caprioli. E fortunatamente io avevo appena fatto un pezzo del Sassello per lavoro, prendendomi pure le giuste rimostranze del direttore della biblioteca perché c’ero andata da sola al buio ( lui non è stato così aulico, vi assicuro). In ogni caso, essendo naufragate tutte le nostre speranze di un rapido ritorno, ci siamo fermate ad Acqui Terme e abbiamo cenato ( e io ho preso un calice di Arneis, tanto dopo 55km di Sassello che volete che sia)

La Bollente

E tanto per non farci mancare nulla, siamo andate a trovare l’amica di Luisa e fatto un giro per Acqui by night- deserta, l’aria era abbastanza frizzantina.

Tempo di percorrenza Noli – Mandrognistan Ville quattro ore circa. Stasera Google Maps dava la strada del Sassello sgombra come il deserto del Sahara. Naturalmente il Giulio è sopravvissuto senza incidenti e i cani e gatti pure. La A12 ha un serio problema e noi tanta pazienza ( pensate che non ci sono stati incidenti e nessuno ha tirato fuori armi improprie). No, la prossima volta non prendo il treno: ci sarebbero volute quattro ore ugualmente più o meno, se non si viaggia la sera, come ha fatto la badante n. 2 di Lulu. E se sei donna e viaggi da sola questa non è un’opzione.

Comunque potremo raccontarlo ai nostri pronipotini (“sai quella volta che Gnagna è rimasta in coda sull’A12…”i genitori della pronipotina prendono la Torino Savona, ma ci sono code, per lavori, anche lì. Non si scappa)

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Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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