Essere a Milano il giorno di Sant’Ambroeus, qualunque sia il motivo, dà veramente uno spaccato della città ( la capitale morale dell’Italia ecc. Un posto tra l’altro dove la festa del santo patrono è antica e sentita e dove il santo patrono suddetto ha le sue credenziali)
Ero in zona Sant’Ambrogio ( per la verità tra San Vittore e la Basilica – quel San Vittore) e dopo l’appuntamento sono andata direttamente nella chiesa ( non temete, se è il caso, i milanesi lavorano anche a Sant’Ambrogio e in qualunque festa comandata -ne so qualcosa)
La chiesa è bellissima, e dentro si sente una bellissima energia, o la forza della fede se siete credenti

Senza contare le opere d’arte e gli affreschi. Poi abbiamo fatto a piedi corso Magenta, con l’idea di dare un’occhiata anche agli Obei Obei al Castello, da buoni giargiani – ma la fiera, anche se ha perso un po’ del suo charme meneghino è ancora molto amata dai milanesi, mi ha confermato la mia amica Ornella che era anche lei in giro, ma non ci siamo incrociate. In corso Magenta, praticamente di fronte a palazzo Litta, c’è la mia chiesa preferita, quella di San Maurizio, che ha un ciclo di affreschi di Bernardino Luini dai colori spettacolari
E poi, appunto, prima di tornare nella piana nebbiosa, abbiamo fatto un salto agli Obei Obei, che dal lato sinistro rispetto a Garibaldi sono, veramente, un po’ una cinesata, ma dal lato del parco Sempione e verso Lanza avevano le cose più belle, gli artigiani, gli antiquari, i vestiti d’annata.
Non avevo più voglia di andare sino al Duomo, ma ci ha pensato la mia amica Ornella

Una delle cose che sempre maggiormente mi colpiscono, specie in una situazione così, appunto, meneghina – parola sempre di Ornella – è la babele di lingue che si sentivano parlare dai passanti (anglosassoni sempre tantissimi): Milano è sempre più internazionale (che poi viverci sia costosissimo ci sta anche, per carità, però io che la frequento per lavoro e pure per lo shopping mi rendo conto che sapendo un po’ dove andare si trovano cose belle -io cercavo un regalo e l’ho trovato- a prezzi sicuramente più competitivi che nel nebbioso Mandrognistan
e nel classico “negozio di quartiere” – che aveva pure, giustamente , terminato anche la carta da regalo e dove si pagava in ogni modo, carta, app, satispay la qualunque)