Come ho già scritto qualche volta fa, sul sito I Camosci bianchi è in corso un’interessante discussione sulle donne solitarie, e qui c’è un altro contributo: https://camoscibianchi.wordpress.com/2021/10/11/di-questa-intimita-oggi-ho-bisogno/
Tranquilli, non è perché in questo periodo ho poco da raccontare; in realtà è piuttosto il contrario, ma mi sembra interessante e necessario anche dare spazio a quello che accade là fuori, non solo dentro al mio ombelico. Mi è parso particolarmente interessante il contributo di Rita Perri, perché anch’io la penso allo stesso modo. <<Resisto però all’idea che da noi le donne solitarie siano un’eccezione.>>
Da noi è l’Italia Centrale. Da noi su al nord è abbastanza comune (escludo per un attimo il Friuli di cui non ho esperienza, ma leggendo i testi di Carla Reschia, che conosco e saluto, direi che possiamo includerlo tranquillamente; anche lei è una camminatrice anche solitaria). Posso dire di aver incontrato un po’ ovunque giovani e vecchie ragazze come me. Praticamente almeno una ogni volta che esco. All’estero ovunque (Francia Svizzera Austria Germania).
Io vado sola da trent’anni, forse più. E anche quando ero veramente una mosca bianca, salvo una volta o due (che naturalmente ancora mi ricordo, una volta in cima al monte Saxe, un’altra volta sopra il Nivolet, e in entrambi i casi erano pastori, sorry alla categoria, ma tant’è) non mi sono mai veramente a disagio. Il paradosso è che le uniche due volte in cui sono stata oggetto di pesanti attenzioni ero accompagnata, e i due tapini oltre a me hanno incontrato mio marito che era una persona mitissima, ma sino a un certo punto, e che soprattutto era di notevole stazza.
In ogni caso su un sentiero mi sento al sicuro. Sempre. Non solo perchè di solito vado su sentieri conosciuti e segnalati (solitaria sì, ma non scema, rompersi una caviglia in un luogo dimenticato da dio e dalle capre non è il massimo), ma perché nella natura mi sento sempre protetta (madre, non matrigna, peggio per te Giacomo).
