Prima di tutto, il cane.
Fiero, nella sua posa solenne, là dove non dovrebbe stare, con tutta la pena che ci siamo date, ma pazienza, Tobia è un cane da montagna. Non chiedetemi di che razza è, tanto non basterebbe il DNA a dirlo, ma certo è un cane da caccia mancato ( nel senso che nessuno in “famiglia” va a caccia, lui l’istinto lo avrebbe, ma può sfogarsi solo con le lucertole) . Comunque da qualche giorno vive un perenne stato di orgasmo olfattivo.
Comunque una discussione sui proprietari di cani che sono nel nostro residence mi ha fatto venire in mente la classifica, un altro giochetto che facevamo da bambini, delle cose che in montagna ci davano più fastidio, le rotture di c…ni di Schiavoniana memoria ( sorry)
Al decimo posto ci sono gli incontri con quelli convinti: che bisogna far così e non cosà, che loro in fondo al Tor ci arriveranno, che sono bravissimi bellissimi in formissima. Se pensassi di poter arrivare in fondo al Tor, lo sarei anche io, sognare non costa nulla, se qualcuno mi presta un paio di vertebre nuove sono a posto. ( il termine convinto traduce il mandrognistano l’ è cunvint, come dire la pensa così e vabbè).
Al nono posto, tutti gli altri, cioè quelli che in montagna ci vanno a fare cose diverse dalle tre principali attività che in montagna si dovrebbero fare: camminare, scalare, sciare ( in inverno, per lo più). Comincio a rimpiangere i tempi in cui tutti vivevano per lo sci invernale, d’estate non c’era quasi nessuno e potevi camminare e scalare in pace. Avete notato che chi cammina o scala ormai lo fa quasi clandestinamente? Ah, sciare non vuol dire fare tardi al Super G. Se no schizzi direttamente al quinto posto. Non siamo a Rimini.
All’ ottavo posto i proprietari di cani che tanto è un cane buono, e non gli mettono il guinzaglio. Tobia ha il guinzaglio e questa categoria costituisce il top dello scazzo per la sua padroncina. Non solo in montagna. ( se non siete d’accordo, c’è stata giorni fa una discussione su due gruppi di Facebook dedicati alla montagna che per poco non degenerava. Questa è la mia opinione . Una volta un cane libero altro sei centimetri ha provato a mordermi, e se non avessi avuto gli scarponi ci sarebbe riuscito.)
Al settimo posto quelli con la villa. Si chiama invidia, oppure lotta di classe. La maggior parte di quelli che conosco che hanno una villa (oppure un bilocale a Morgex dove vedi il Monte Bianco dallo stanzino da bagno) di solito detestano la montagna. Nel migliore dei casi se ne fregano.
Al sesto posto Messner: che fuori dall’Italia è sempre sud tirolese. Qui mi monta il criptoleghista che è nascosto in ognuno di noi.
Al quinto posto, quelli dell’aprés ski. Vedi nono posto. Andate a Ibiza. E se mi parlate di Ischgl, che è come Ibiza ma sugli sci, vi ricordo che in giro ci sono posti molto più belli in cui sciare, tipo il comprensorio del Civetta. Ma forse manca l’aprés ski.
Al quarto posto i motociclisti. Specie quelli con la go -pro sul casco. C’è da dire che sono,di solito, meno isterici dei ciclisti (il cortocircuito ciclisti pedoni padroni di cani bambini a Ferragosto a Livigno ha rischiato di far scoppiare una rissa). Però anche loro sono pericolosi. Specie per gli altri
Al terzo posto i ciclisti. Sino a pochi anni fa facevano tenerezza, si ammazzavano di fatica sui sentieri e spesso a piedi si andava più forte di loro. Poi sono nate le e-bike, quindi, tutti dopati. Quelli che ancora vanno di polmoni su Stelvio e Gavia che NON sono alla portata di tutti sono una minoranza, gli altri tutti dopati, e tutti felicemente ignari del codice della strada. Il top l’anno scorso, il tipo che saliva spedito e felicemente contromano il Piccolo San Bernardo. Sorpassandolo, insieme ad epiteti poco gentili nei confronti di sua madre, gli ho ricordato che si tiene la destra. In inglese (poteva essere solo un inglese: spero sia ancora vivo)
Al secondo posto i proprietari di suv, di qualsiasi marca. Nel Novanta per cento dei casi, li comprano e poi non li sanno guidare: li parcheggiano ad mentulam canis ovunque e si piantano sui tornanti (meglio, in mezzo ai tornanti di una strada stretta come quella del passo di Fraele: vero, signora con il Duster bianco? Su quella strada ci passa un pullman, signora UN PULLMAN!)
Al primo posto quelli che vanno in montagna in bermuda e infradito o in “scarpe da tennis”. Se ai tempi di mio padre ci si divideva tra scarponi pesanti e scarpette da tennis di quelli che, almeno a Courmayeur o a Valtournenche andavano appunto a giocare a tennis, e magari si spingevano a fare una passeggiatina (ma il bagnante alla Mer de Glace era sempre in agguato) ora si sono evoluti sino ad essere una specie pericolosa: quelli che vanno sui ghiacciai in scarpe da tennis e magari si stupiscono di quelli che in montagna salgono legati e in sicurezza. È di qualche giorno fa la notizia riportata da montagna.tv e da diversi altri siti, del tipo in sneakers sul Breithorn. Fossero solo pericolosi per loro stessi, pazienza. Sono pericolosi per tutti. Sperare che caschino in un crepaccio, e poi lasciarli lì, o far pagare l’elicottero.