Impossibile, oggettivamente, sfuggire al proprio destino

o alla vecchiaia. Di sabato che quando si era giovani e baldi si facevano le ore piccole e anche il resto, ora si sta a dormicchiare sul divano, chi da solo, chi in pelosa compagnia, senza voglia di fare altro che le cose più semplici. Nemmeno di leggere cose complesse. Il lavoro è finalmente finito: ho terminato di controllare la postfazione giusto stasera. Ho tradotto in inglese un saggio di molte pagine sul caso Eternit, che sarà presentato mercoledì 17 prossimo, all’Isral, se vi capitasse di passare. Mi sono liberata da un peso. Adesso potrei persino riprendere la mia vita ordinaria. Peccato che sia così stanca. Venerdì ho avuto a malapena la forza di fare quattro passi in bassa Valsesia. Neve, zero. Previsioni per gennaio, apocalittiche: giusto per quando il consorte dovrà farsi operare. Dopo aver perso la fiducia nel mondo (e in questo giorni se n’è avuta ampia riprova), e il terremoto di stasera, figuriamoci se mi fido del meteo.
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Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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