Mentre tossivo nel mio letto cambiava il mondo

Stamattina mi sono svegliata sentendomi meglio. Non solo perché dopo la mia bella bronchitaccia primaverile mi sento oggettivamente molto meglio (sono anche stata a casa da scuola) Ma perché, diciamo così, il vento del nord è cambiato (o forse è tornato quello vecchio, ho pensato sentendo l’inviato di radiopop che chiedeva ad una banda di quartiere a Milano – Città Studi per l’esattezza – di suonare Bellaciao e loro, imperterriti e in perfetto stile balkan, giù con Fischia il vento). La mia vicina di casa consigliera forzuta oggi camminava molto rasoterra, e lei è una di quelle che ci credono.
Pensare che avevo deciso di scrivere un po’ di cazzi miei in questo periodo più o meno tranquillo o di riprendere alcune cose vecchie non ancora scritte.
E invece. Intanto che ci facciamo trasportare dall’onda del nuovo che avanza (Fassino…per carità, massimo rispetto, lui è proprio la Torino che mi fa tanto piacere ricordare e amare, quella dove anche i grands bourgeois hanno rispetto per le regole e la vita collettiva e connettiva; da questo punto punto di vista, Marchionne è molto poco torinese, non di passaporto, ma di indole e stile, e se è vero che la globalizzazione ha posto in essere delle regole diverse, anche vero che deve essere il sistema della politica a riappropriarsi del diritto a modificarle, le regole) Tornando al nuovo che avanza, la generazione internet è qui, e spero davvero che faccia la differenza, perché internet non è solo una vetrina da frequentare ogni tanto, ma appunto uno spazio, un”territorio” per dirla in politichese. Radicarsi su internet vuol dire radicarsi sul territorio 8 o meglio su un territorio di tipo diverso: non sto dicendo chissàche, un certo Obama l’ha imparato e messo in pratica molto bene, direi. E questo senza dare giudizi sui grillini. Ci vogliono programmi, idee forti, anzi una sola, l’idea di un altro mondo possibile, in dettaglio: Marx poteva permettersi di descrivere un’utopia senza dare troppi dettagli e credere nella fiducia messianica delle masse, noi che siamo in tempo di crisi e abbiamo già sperimentato la fine delle utopie, vogliamo sapere per che cosa ci impbarchiamo. Io almeno. Oddio, l’unico che aveva fiducia messianica in qualcosa (se stesso) era (è) Berlusconi. E’ durato vent’anni, potere degli anniversari: tra altri vent’anni sarà morto, è nell’ordine naturale delle cose, e magari sarò morta anch’io, e mi auguro caramente di essere in pensione. Ma un altro cambiamento mi piacerebbe vederlo.

Informazioni su alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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