Nella mia infanzia

Come vi ho raccontato, devo essere stata trasportata alle grotte di Toirano da bambina, imbucata in qualche gita scolastica da uno o l’altro dei miei genitori. Il che riporta all’idea che i bambini vanno abituati ad andare in giro sin da piccoli (e addestrati a dare il minimo disturbo al prossimo, e anche ai genitori, che alla fin fine sarebbero in vacanza: una delle cose che mi accumuna ad Amica Giovane è aver avuto, praticamente, lo stesso padre: nel senso che suo padre e mio padre, su certe cose la pensavano esattamente allo stesso modo. E suo padre ha la mia età, ops)

Quindi da bambina , come capita ai figli di coppie di lavoratori, venivo talvolta portata qui e là, perché di tanto in tanto pure i miei genitori si vergognavano di mollarmi h24 alla nonna convivente (l’altra abitava in campagna) : persino lei aveva diritto alle sue vacanze senza essere disturbata e di solito andava a Loano, con sua cugina (la regina Madre) in una casa del CIF, che non è un detersivo ma un’organizzazione cattolica. O almeno lo era.

Ho raccontato spesso delle mie estati a Courmayeur, meno delle mie estati a Rapallo. Perché, signori, è vero, che negli anni Sessanta con due stipendi medi si poteva passare un mese a Courmayeur e uno a Rapallo, affittando alloggi assolutamente decenti (così entrambi i genitori erano contenti). Magari a Courmayeur un monolocale, e a Rapallo un trilocale, sempre rigorosamente senza ascensore, ma se pensassi adesso di fare le stesse vacanze andrei in bancarotta. Tra l’altro rapallo negli anni Sessanta era considerato molto meno elegante di Santa, che era vicino. E c’erano meno milanesi. La Liguria l’hanno rovinata i Milanesi, e pure Courma. I torinesi, ricordo, vanno meno in Valle e poco a Courma.

Comunque, quando mi capita di andare a Rapallo, finisco per fare la stessa passeggiata che ho fatto per tutta l’infanzia, partendo dal quartiere Milano, che è dove abitavamo noi (Condominio Serenella interno 13; nel quartiere le case avevano, forse hanno ancora, nomi di fiori), che è uno dei non molti posti in cui si può trovare parcheggio. Se si costeggia il torrente Boate sino alla foce si arriva alla spiaggia – a Rapallo non c’è tantissima spiaggia, giusto un paio di stabilimenti vicino al porticciolo e una striscia di spiaggia libera, e poi qualche scoglio alla fine della passeggiata dalla parte opposta. Ecco, questa era la mattinata di mio padre, che detestando andare in spiaggia, ci accompagnava, prendeva forse il caffè e poi con la scusa di andare a comprare il giornale, scompariva sino alle undici e mezza/mezzogiorno, quando io venivo ripescata dall’acqua in cui più o meno avevo trascorso la mattinata bagnandomi prima i piedi poi gradualmente tutto il resto sinché passavano le fatidiche due ore dalla colazione. E poi si andava a pranzo, e poi si faceva un’altra passeggiata. Di solito dove mio padre era già stato la mattina, ossia sino al Castello di Rapallo, ai giardinetti con la fontana con le rane che a me piacevano molto (adesso sono dedicati a Ezra Pound, che ha passato metà della sua vita a Rapallo, ma quando ci andavo io lui era ancora vivo) e poi sino alla fine della passeggiata al Castello dei sogni, che era, ed è ancora , un lussuoso condominio, ed eventualmente sino all’Hotel Bristol. Ritorno attraverso il parco. I vostri 5/6 chilometri ve li fate in tutta tranquillità.

In alternativa potete continuare dalla statua di Cristoforo Colombo, che con Rapallo e Chiavari non ha nulla da spartire ma tutte e due gli hanno dedicato statuone di bronzo con annessa rotonda (in tempi non sospetti), prendere l’Aurelia, passare davanti al lussuoso hotel Excelsior, e arrivare sino a san Michele di Pagana. E’ molto panoramico, ma passa vicino all’Aurelia, e non è del tutto salubre.

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camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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