Considerando che la mia caviglia (ed è già buono che ci siamo ridotti a una caviglia) è leggerissimamente in via di miglioramento avevo deciso di andare un week end in montagna. La mia idea è leggo scrivo mi riposo faccio un paio di passeggiate geriatriche. Poi ho pensato alle ragazze (Lulu in questo periodo fa i banchetti per i cani della sua associazione ma non ha i miei orari di lavoro). E ho detto loro, io sono a Caraglio dal al, feel free to come, quando volete (così venerdì sera c’erano tre auto nel cortile del posto dove avevo affittato perché avendo orari diversi siamo arrivate alla spicciolata e io avevo comunque il compito della cena).
Però ovviamente addio passeggiate geriatriche. In particolare domenica quando sulla val Grana splendevano sette soli. L’idea era di andare al santuario di San Magno di cui io avevo un ricordo non felicissimo dato che su quella non bellissima strada Meggie aveva avuto il cedimento del turbo (Meggie la mia ormai defunta macchina) e in più non avevo potuto vedere la cappella antica che è una meraviglia del XV secolo. Per cui ok . Arrivati al santuario c’era una folla enorme e fortunatamente abbiamo parcheggiato l’auto nel primo buco disponibile perché il parcheggio era tutto pieno. E no non per ragioni religiose, abbiamo scoperto, e infatti abbiamo potuto ammirare la cappella e gli affreschi in pace.
Non avevamo particolari intenzioni, ma anche le intenzioni più semplici si sono infrante contro il fatto che bisognava andare nella neve.E l’anatra dopo cinquanta metri nella neve molle ha pensato alle sue caviglie e ha dato forfeit. Così amica giovane si è offerta di tornare alla macchina a prendere le mie ciaspole che sono rimaste nella sua auto da quando è andata al rifugio Maria Luisa nel whiteout appunto con le mie Tubbs. E così dopo un mucchio di tempo, in parte perché mancava la materia prima, cioè la neve, in parte perché poi sono mancati i miei tendini, ho rimesso le racchette, con molto piacere. Ho anche una foto a provarlo ma oggettivamente sembro la befana con i bastoncini e quindi no. Abbiamo preso la strada per il colle di Esischie. Le ragazze sono arrivate sin sotto al Parvetto dove c’è il cippo (sepolto nella neve) e dato che lì non c’erano più tracce hanno preferito ritornare.
Il sole, e la neve poco assestata perché caduta negli ultimi giorni rendevano proseguire anche sul versante meno esposto a distacchi abbastanza problematico. Io mi sono fermata dopo un’oretta e poi le ho aspettate al rifugio.




C’erano almeno ottanta cm di neve molle e moltissimi cani. Uno ha deciso che meritavo un abbraccio ed è venuto a salutarmi (il suo padrone ottantenne che scivolava con eleganza sugli sci non mi ha nemmeno considerata) Pala e artva necessari e obbligatori, racchette o sci da scialpinismo raccomandati a seconda delle escursioni, attenzione sempre
