Sì, sono andata a #SalTo con una valigia e me la sono portata in giro tutto il pomeriggio. Le ragioni sono molteplici . La prima è Pepita ha pisciato nel borsone che avevo scelto. Così ho buttato tutto nella valigia a rotelle che è sempre a disposizione, ho cacciato un urlaccio e buttato borsone e pigiama in lavatrice. Perché sapevano che li avrei abbandonati per il week end, ancora- e lo farò anche il prossimo in realtà, ma sempre lento pede perché sono un’anatra zoppa (certificata)

Così sono partita convinta che avrei lasciato al guardaroba la suddetta valigia. Illusa. Nemmeno litigando. O menzionando gli onnipotenti funzionari per cui andavo a lavorare.
Così mi sono portata appresso la valigia. Scoprendo che un mucchio di gente va in giro con la valigia (avrei dovuto capirlo quando il signore della vigilanza mi ha aiutato a spostarla). La ragazza con la valigia. E le scarpe da ginnastica (che fa boomer).
Così: quest’anno non ho fatto nemmeno lo sforzo, ho guardato Capricorno e Priuli e Verlucca e poi ho comprato tutta la newsletter ultima di Keller sotto lo sguardo ammirato degli astanti. E via. E poi tutte le guide dei posti in cui forse andrò dato che con l’escursionismo ho chiuso (ok mi hanno appena fatto una proposta interessante e in effetti ho comprato guide a caso)
Comunque: ci sono più bagni (anche chimici), ma c’è sempre la coda.
Forse l’anno prossimo ci saranno anche le panchine sparse, chissà. L’unico modo per sedersi è partecipare a qualcosa. E non è facile. A sentire Barbero c’era la folla. A vedere la Jimenez Bartlett una coda infinita . In piedi. C’era pure Salvini (commento di qualcuno che conosco: il suo libro è talmente brutto che non può averlo scritto un ghost)
E faceva un caldo cane (preparatevi)





