Di tutte le città d’Italia, Trieste è probabilmente l’unica la cui storia ha avuto un impatto sulla vita quotidiana dei suoi abitanti. Non è storia, è adesso.
Quindi, inevitabilmente, il primo post su Trieste ha a che fare con questa storia vivente, e vi condurrà sui tre più importanti luoghi di memoria di Trieste, secondo quello che dovrebbe essere il modo migliore (cioè l’ordine storicamente corretto) per visitarli. Se siete in auto, potete farlo benissimo, partite da est e arrivate a ovest al Magazzino 18, che troverete nel prossimo post.
1. La Risiera di San Sabba

Si trova in un quartiere abbastanza periferico, in effetti alle spalle di un supermercato (io ho visto un Famila la prima volta e ora un Lidl..). L’unico campo di concentramento in Italia , ma all’epoca sotto il diretto controllo della Germania, in cui abbia funzionato un forno crematorio, è dagli anni Settanta un museo, dopo un’importante ristrutturazione progettata dall’architetto triestino Romano Boico, il Civico Museo della Risiera di San Sabba – Monumento Nazionale (il sito, con tutte le informazioni a questo link) La visita è particolarmente suggestiva, sin dall’ingresso, un lungo corridoio di cemento. Dell’edificio orginario è stato conservato il cortile con gli edifici adibiti a celle, e la grande evidente traccia del forno, fatto saltare dai tedeschi alla fine della guerra, il cui perimetro risalta nella pavimentazione. Vi consiglio di visitare anche lo spazio museale, allestito in alcune sale con ingresso dal cortile, dove è possibile leggere le iscrizioni che i prigionieri lasciavano sulle pareti delle celle, integralmente trascritte dal collezionista e attivista triestino Diego de Henriquez (cui è intitolato un altro museo), prima che fossero cancellate quando la Risiera, nel dopoguerra divenne un campo profughi).
2. Basovizza.

Basovizza è diventata, suo malgrado, il simbolo della tragedia delle foibe. Suo malgrado, perché Basovizza non è tecnicamente una foiba, cioè un anfratto naturale, una formazione carsica, ma è un pozzo di miniera , di bauxite, la terra rossa di cui parlano diversi scrittori, in cui, nel periodo dell’occupazione jugoslava di Trieste nel 1945, vennero gettati gli oppositori del regime di Tito, coloro che si opponevano all’annessione alla Jugoslavia, quindi per lo più italiani. La maggior parte delle foibe , specie dove avvennero gli eccidi del primo periodo dell’autunno 1943, si trova in territorio prima jugoslavo ora in Slovenia e Croazia. Basovizza si è trovato ad essere il luogo di memoria più rilevante ancora in territorio italiano, ed è diventato monumento nazionale nel 1992. La visita è libera, perché si tratta di un luogo all’aperto, e nelle vicinanze c’è il centro di documentazione dove alcuni pannelli forniscono una ricostruzione storicamente accurata. Se prenotate una visista troverete i volontari della Lega Nazionale, che fanno una visita accurata e non faziosa (il comitato scientifico dietro al centro di documentazione è il top degli storici locali): qui il link. Però se volete un’informazione chiara, oggettiva e ben fatta, questo è l’unico possibile indirizzo, la mostra multimediale Il confine più lungo, realizzata dai colleghi dell’ Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia di Trieste (sì, c’è anche Norma Cossetto), che fanno un gran lavoro per rimettere la verità a suo posto
Continua…mi sono resa conto che un pippone troppo lungo ha fatto il suo tempo … così posso essere più polemica nel prossimo
