Sabato vi siete visti una presentazione che termina con il mio faccione e uno spoiler (d’epoca: è uno dei disegni originali di Portaluppi, che si trova sul sito della Fondazione – sulla questione delle foto ho già detto e vi rimando qui). Tra sabato e domenica ho saputo della scomparsa di una cara amica di mia madre, del malore che ha colpito Lorenzo Scandroglio, che è una persona che, professionalmente e non, stimo moltissimo, e domenica a Verrès anche dell’incidente sul Monte Rosa. Le ultime due cose hanno in comune la difficoltà di fornire soccorso nelle zone di montagna, non solo in montagna, ma quando ci si trova in emergenza sanitaria, di qualunque tipo, in zone non facilmente raggiungibili. E qui non intendo solo un rifugio di montagna raggiungibile solo a piedi. Ero a Bormio, due settimane fa, per un lungo week end di camminate terme e relax, in cui c’è stato anche un pomeriggio di shopping a Livigno (e badate, io non ho niente contro lo shopping a Livigno, o altrove, rimarco solo che Livigno potrebbe essere più open riguardo alle taglie: se lo fosse avrei speso molto di più). Però mentre Luisa provava dei profumi diversi in un grande negozio (io avendo in mente due cose precise sono stata molto più rapida), ho chiacchierato con l’addetta alle vendite che mi aveva servito, e che mi ha raccontato come a Livigno abbiano vaccinato gli ultrasessantenni, per fortuna, facendo un hub in paese, poi però abbiamo lasciato i giovani dai cinquant’anni in giù senza notizie e con la prospettiva di dover andare a Sondalo, in ospedale, per la vaccinazione: tra andata e ritorno più due ore di strada di montagna, ampia e ben tenuta, ma non confortevolissima. Quando le ho detto che avevo già fatto due dosi di Astrazeneca mi ha guardato con invidia (e ha anche chiesto informazioni su effetti collaterali e altro, che sono stata per felice di fornire). Stiamo parlando di una persona costantemente a contatto con il pubblico, che ricordava mascherina e disinfettante a chi entrava e che aveva un bimbo piccolo (lo abbiamo incontrato più avanti nel pomeriggio). Senza commenti che non siano insulti per la premiata ditta Fontana e C.
Altra questione, sempre di tipo sanitario, di cui avevo avuto il sospetto – sospetto che è diventato certezza in questi giorni. Il numero unico di soccorso 112 ha inglobato anche il soccorso alpino. Questo significa che la tua telefonata può essere rimbalzata in diversi centralini: il Monte Rosa, ad esempio si estende su due valli piemontesi, una in Val d’Aosta e una svizzera. Questo inevitabilmente rallenta tutto, e nel rallentamento fai in tempo a passare a miglior vita. Parlo purtroppo per esperienza personale: quando mio marito si è sentito male e io ho chiamato il 112, mentre facevo il Cpr, che mia fortuna ho imparato a fare molti anni fa, non crediate so fare solo quello, al telefono ho domandato varie volte quanto tempo ci avrebbero messo ad arrivare: in linea d’aria la sede della Croce Rossa dista cento metri dalla mia vecchia casa. Sono arrivati da Castellazzo. Nulla da ridire su di loro, anzi, però…mia madre, che era stata portata in ospedale d’urgenza prima dell’avvento del numero unico, era stata soccorsa in dieci minuti.
Come avrete capito sul numero unico del soccorso ho molte riserve, per non dire gentilmente che lo considero una sciocchezza. (tranquilli, torneremo a temi più leggeri nel week end)
