In questi giorni, l’alpinismo e la montagna hanno avuto un po’ di risonanza in più nei media. Non in tv, per carità non sia mai, ma nella stampa sia online sia cartacea sia sui social media, sì. In parte è stata la morte di Ueli Steck, e già qui ci sarebbe da interrogarsi sul perché la morte faccia “più notizia”- ma è così sin dai tempi degli antichi romani, quindi, un po’ semplicisticamente, essere qui a scrivere della morte di altri ci fa sentire forti e “sopravvissuti”, è un climax psicologico e probabilmente non possiamo farne a meno.
Cosa è uscito dalle news di questi tempi ( fonti Montagna Tv e La Gazzetta dello Sport):
Marco Confortola in vetta al Dhaulagiri e poi impegnato in salvataggi in alta quota . Qui per vederlo in azione e avere un’idea di quello che fa, seguire il suo profilo fb come faccio io è utile dilettevole sconfortante. Sconfortante perché a me che sto dietro una cattedra, che già è meglio di una scrivania, sapere che c’è chi la mattina ha davanti certi panorami e non un ospizio per anziani non sempre autosufficienti ( una sorta di memento mori anticipato), ecco mette una certa invidia. Però chapeau, c’è voluta forza e pazienza.
Hervé Barmasse e David Goettler sono arrivati in vetta alla parete sud dello Shishapagma, ma forse non proprio in vetta vetta. Personalmente rinunciare a pochi metri dalla cima, per non correre un rischio eccessivo, sembra una cosa sensata, che nulla toglie.
Simone Moro e Tamara Lunger hanno invece dovuto rinunciare all’ integrale delle creste del Kamchenjunga. Problemi di salute di Simone, questa volta. I virus intestinali fanno male al Giro d’Italia e anche in Himalaya, che è peggio, lo racconta anche Messner in uno dei suoi libri di quando prese la giardia in Karakoram, e gli ci volle un sacco di tempo a guarire. Anche qui, chapeau. Rinunciare è meglio che cadere.
Poi c’è la storia del tipo che è stato pescato nel Kumbhu senza permesso per scalare che voleva fare la traversata dell’Everest sud-nord, salgo in Nepal, scendo in Tibet, cioè in Cina , avete presente? Non aveva i soldi per il permesso. E nessuna esperienza alpinistica a cuii fare riferimento. Per tanto così, quando vinco al superenalotto ci vado anch’io, che ci vuole a salire sull’Everest, è tutta salita e ci posso andare con le ciaspole. (Per carità sto scherzando, ormai il senso dell’ironia è morto o moribondo) . Intanto come ogni anno vengono a dirci che è franato l’Hillary step. Per gli alpinisti occidentali non c’è più, per gli sherpa è sempre lì, mettetevi d’accordo una buona volta. Capisco che l’Hillary step è l’attrazione turistica della via normale, che senza quello è veramente una micidiale salita su ghiaccio, dove ti ammazzano la fatica e l’altitudine più che le difficoltà alpinistiche. Ma la montagna è una cosa viva, nel nostro piccolo anche il Dru con la frana ha cancellato una via famosa (e tecnicamente più difficile) ed è lì visibile a tutti, a testimoniare che i cambiamenti climatici ci sono e le conseguenze si vedono ovunque. Figuriamoci il terremoto.
La mia cucina nuova è pronta, il bagno è in fieri, l’imbianchino ha dato forfait, il /i trasloco/chi incombe/ incombono e scalare l’Everest al confronto è la classica passeggiata di salute.
Attendo impaziente la prossima puntata di riflessioni e commenti da “notizie dalla mia cucina”!
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Poi devi farmi una lezione su WordPress, perché io sono riuscita a registrare il mio marchio di fabbrica, le padelle per dirlo, ma su WordPress non riesco a capire come pubblicare, a parte i commenti a “notizie dalla mia cucina” che è facile!
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