Ho la febbre; quello che è peggio, ho quel mal di stomaco intermittente che viene prendendo gli antistaminici. Mai venuto prima d’ora, adesso ho la nausea pressoché permanente. E la tosse, per cui siamo passati dal sine alla codeina vera e propria. Tutto questo, due giorni dopo essere stata all’Expo. Ovviamente, per mio marito, è colpa dell’Expo. Per carità, c’era veramente il mondo, per cui un virus volante che avesse voluto teleportarsi da una parte all’altra non aveva che l’imbarazzo della scelta.
L’alternativa dal suo punto di vista è restare in casa a fare grattini al gatto, che è ben contento: sfortunatamente anche a scuola circolano virus liberi di tutte le specie.
Comunque, in questo ultimo mese con la fretta dell’ “oddio me lo perdo” le code erano monumentali anche per le scuole che hanno un ingresso dedicato. E in più, bisogna passare borse e oggetti metallici allo scanner. Comunque quando finalmente siamo riusciti ad entrare in ordine sparso, i nostri buoni propositi di tenere sotto controllo i nostri fanciulli minorenni si sono liquefatti: impossibile. L’unica soluzione sarebbe stata legarli come le scolaresche delle elementari. La mia politica – gite solitamente si divide in due opzioni: maggiorenni, liberi tutti, e cercate di non finire sotto , a piacere, un tram , autobus, vagone della metro; minorenni, con me, a meno che il tempo sia poco e lo spazio ristretto. Lì, i pericoli sono sostanzialmente due, o cadere dalla terrazza di qualche padiglione ( quasi tutti hanno la terrazza con vista) o finire nel Naviglio. O ingerire qualcosa di fortemente indigesto, l’unica possibilità destinata a realizzarsi senza fallo.
Entrando da Triulza Ovest, capolinea della metro Rho Fiera, si arriva davanti al Padiglione zero, dove la coda era circumnavigante, così dopo il liberi tutti e l’appuntamento per la partenza abbiamo imboccato il decumano decidendo di vedere cosa c’era di interessante volta per volta, coda per coda. Della mia lista ho visto quasi tutto. I due padiglioni dove il tema era la foresta , l’Austria e la Repubblica Ceca, erano i più belli. Il secondo è stato in assoluto il mio preferito, per la piscina con l’uccello scultura, per il laboratorio del silenzio, per i fantasiosi animali del secondo piano. Bello anche quello dell’Argentina, dove sono andata per l’ora di pranzo scoprendo che la coda era tutta per il ristorante che serviva carne argentina a prezzi non proprio popolari, nel padiglione, cui si accedeva per una scala elicoidale, uno spettacolo sul l’anima argentina, e nessuna fila in vista. Dentro,uno spettacolare video probabilmente girato in IMax, che mostrava a volo d’uccello gli ecosistemi argentini, e il contributo dell’emigrazione italiana. Bella la cavalcata nella putzta ungherese, la tavola di Mendeleiev incarnata da ogni tipo di pianta nel padiglione russo, con il grano russo e la terra della grande madre russa, Moran Atlas che spiegava come trasformare il deserto in terra coltivata nel padiglione israeliano. Lì c’era anche la Sukkah per pranzare in modo religioso, e siccome erano quasi le due ho mangiato falafel, insalata di cetrioli, pita calda, quattordici euro, a posteriori neanche questo un prezzo popolare. Poi una ragazza israeliana da manuale mi ha fatto una dimostrazione dei prodotti termali del Mar Morto, con tanto di massaggio, crema esfoliante, maschera al collagene: le mie colleghe mi hanno fatto i complimenti, e intanto io le avevo lasciato il prezzo di una piccola lavatrice ( lo so ci casco sempre).
Alcuni padiglioni erano inavvicinabili tanta era la gente, Giappone, Emirati sede della prossima Expo, Brasile, Italia. Dei primi due chissenefrega, il Brasile dopo aver visto la parete di corda , non ci sarei andata comunque: borsa a tracolla, imbottito light, sacchetto con i sali del Mar Morto, cinquantacinque anni di goffaggine e sovrappeso? No grazie. I bambini si divertivano moltissimo.
Quanto al padiglione Italiano, l’architettura è davvero bella, e l’albero della vita suggestivo, anche nel grigino nebbiolino autunnale di giovedì scorso. Ma anche leggere l’Italia attraverso il posizionamento dei padiglioni regionali per un sociologo è interessante. Trentino e Süd Tirolo sono uno di fronte all’altro, ben separati dal cardo. Non fanno parte della stessa realtà nemmeno all’Expo dove la realtà è accuratamente falsificata.
Alle cinque e mezza eravamo tutti di ritorno, io con un’overdose di cipolla che parevo uscita da rue de Rosiers la vigilia del Sabato, e siamo tornati. Un gruppo naturalmente si è perso, ma con il docente. Da un punto di vista legale, perfetto.
Altre considerazioni la prossima puntata.