(Cari lettori sono in ritardo, mi sono presa un week end di assoluto far niente dopo aver avuto male al ginocchio alla foire d’été di Aosta, la versione estiva e più turistica della Foire – maiuscola- di gennaio. Parecchio male e senza ragione, o meglio per una sfilza di ragioni elencando le quali ho fatto ridere il mio medico di famiglia che ne ha aggiunte delle altre. Va beh)
Una delle cose che avremmo voluto fare in Bretagna era un giro nelle foreste (io adeguatamente tamponata di cerotti) Invece , mentre giravamo intorno ai menhir un improvviso bisogno spingeva Amica Giovane nel folto della macchia, da cui saltava fuori un secondo dopo sfregandosi una manica. Zecca.
Exit l’idea della passeggiata in foresta (peccato perché le foreste della Bretagna sono giustamente famose e pure legate al ciclo arturiano. Pure al morbo di Lyme, però .)
Porti, ne abbiamo visti molti. Porti veri (Baden) e porti fluviali che sfruttano gli estuari e le lunghe maree (Array, Dinan), Porti di pescatori diventati cosy come Le Croisic, porti una volta industriali che cercano di scrollarsi di dosso quel destino di decadenza simile a Digne come Douarnenez (abbiamo coniato pure un neologismo: dedignezzazione, cioè togliersi dalla situazione in cui si trova Digne, che ormai per noi è diventato una pietra di paragone in negativo). E questo senza contare tutte le località balneari e i loro porticcioli. E senza contare St. Malo, e la vicina Cancale, porto di pescatori assunto a località balneare.
A noi è piaciuto Dinan, che non è un porto in senso stretto, ma una città medievale con molti edifici a graticcio e un duomo in restauro (c’erano lavori ovunque). Il porto fluviale è abbastanza lontano dalla città. Quasi tutte le città sono in alto e si fa un sacco di strada in salita. A Dinan c’era un viadotto molto antico (e molto instagrammabile, sì)
Ultima cosa, gli enclos parrocchiali: monumenti molto particolari che si trovano di solito davanti appunto alle chiese, specie in campagna: il crocifisso circondato da santi e figure di benefattori, nobili, personaggi noti.
C’è un circuito apposito, noi abbiamo deciso di capitarci per caso (le cose che facciamo per caso ci riescono meglio)





