La Slovenia non è solo montagna (quantunque…)

Pur avendo non tantissimi giorni a disposizione, come nostro costume abbiamo infilato un giorno di escursioni (abbiamo vuol dire che qualcuno cammina io a un certo punto faccio la faccia contrita e lascio Amica giovane andare che è inutile che stia dietro a me). In Slovenia dire che c’è l’imbarazzo della scelta è un eufemismo: già solo intorno al lago di Bled (in questo week end affollato e trafficatissimo) c’è un reticolo di sentieri e piste ciclabili; intorno al lago stesso c’è un sentiero, anche quelli ciclopedonale, che lo circonda ed è di circa sei km.

Per l’escursione abbiamo scelto una valle, non proprio a caso, ma perché in diverse persone ce ne avevano parlato (a quanto sembra, io e Amica Giovane siamo state le ultime ad aver scoperto la Slovenia, un’amica sua ci ha consigliato la torta di Bled, e aveva ragione, e ben due amici maschi hanno magnificato le foreste e i laghi, soprattutto il marito di Ornella, pescatore per passione, che ha una foto incorniciata del lago in salotto, e in effetti, almeno a Bled , il numero dei pescatori era decisamente alto). La Logarska Dolina non è lontanissima da Bled, dato che si trova a nord di Liubljana ma per arrivarci Maps ci ha fatto risalire verso il confine austriaco, attraversarlo, scendere e poi risalire a riattraversare il confine; in più abbiamo visto un cartello che indicava panoramiki o qualcosa del genere Cesta (la prima parola che abbiamo imparato in sloveno è appunto cesta, strada) e vuoi non fare una strada panoramica? che lo era davvvero, e infatti avviamo avuto magnifici scorci sulle montagne della Logarska dolina dall’altro versante, panorami mozzafiato e tutto il foliage che riuscite a immaginare, ma era larga un metro, e dopo un po’ diventava sterrata – per la verità con un fondo decisamente più compatto di certe nostre strade asfaltate piene di buchi. E siamo state abbastanza fortunate da non incrociare nessun veicolo che arrivava in senso opposto nei punti più stretti.

E in ogni caso , in ogni versante pareva sempre di stare in Carinzia, appunto quel che era la Slovenia sotto Cecco Beppe (se non ci credete vi consiglio due libri di Martin Pollak, tutti e due editi da Keller, Il morto nel bunker e La donna senza tomba che raccontano proprio il complicato puzzle di questi territori e di chi ci ha abitato.)

Comunque se dio vuole siamo arrivate a Solčava che è il capoluogo del distretto, e finalmente abbiamo visto Logarska dolina, e siccome non avevamo idea di quanto fosse lunga, la valle prima è piatta e verde poi comincia a salire e si restringe, a un certo punto abbiamo lasciato l’auto nel primo spazio disponibile e abbiamo deciso di prendere il sentiero a fianco della strada (uno dei molti). E abbiamo iniziato a vedere ampi tratti del tracciato franati, al punto che in alcuni punti abbiamo camminato sul greto asciutto del torrente Savinja. A un certo punto abbiamo trovato le indicazioni per una cascata e siccome immaginavo che Amica Giovane avesse più voglia di me di inerpicarsi (gli scarponi sono ancora in fase di rodaggio per me e il giorno prima avevo capito che un altro paio di scarpe da walking potevo metterle giusto in ufficio, quindi non ero felicissima). Per cui mi sono seduta sulla prima panchina disponibile, l’ho salutata: lei ha detto, ok se non ti trovo più qui, proseguo lungo la strada asfaltata. Perché stanca e zoppicante ok, ma proprio morta anche no.

Infatti ho ripreso la strada, scoperto che il sentiero che amica giovane aveva imboccato era giusto una scorciatoia che tagliava il tornante, ritrovato il sentiero principale su cui campeggiava un bel cartello di divieto, che comunque non impediva di oltrepassarlo, trovato una radura con una splendida vista sulle montagne e poi passo dopo passo sono arrivata alla fine della strada (che poi scendendo il dislivello fatto si vedeva benissimo) al bar pod slapom (sotto la cascata) che si vedeva in alto. Dove un cartello del gestore spiegava che in luglio erano stati inondati due volte dalla piena del torrente e se l’ambiente intorno pareva un cantiere non era colpa loro. Ho mandato un sms ad Amica Giovane dicendole che ero arrivata in fondo alla strada e mi avrebbe trovato lì. E poco dopo ci siamo prese la birra (e il caffè, perché io di tanto in tanto ne ho bisogno), che lei soprattutto si meritava. Tra il fondovalle e la cascata ci sono circa 200 m di dislivello belli secchi. e sotto la cascata medesima c’è un piccolo rifugio proprio a picco.

Poi abbiamo dovuto scendere, e soprattutto cercarci un posto in cui cenare prima di tornare a Bled, senza più rifare la trafila dell’andata. Vi dirò, non è stato facilissimo: alcuni ragazzi in un bar ci hanno detto ch non c’era nulla per km , ma se trovavamo qualcosa da mangiare poi potevamo tornare a bere con loro… finalmente in un paesino di nome Luče, grazie al solito maps, abbiamo trovato un ristorante/pizzeria aperto, e con buone recensioni. Era pieno di gente del posto che mangiava, prendeva un the, e poi, abbiamo scoperto dopo, andava alla funzione religiosa, al cimitero, che era proprio di fronte (era la sera di ognissanti) a lasciare candele e lumini accesi che riempivano di luce tutto il luogo.

Noi abbiamo cenato benissimo, speso molto poco in rapporto ai prezzi di qualunque posto e poi abbiamo fatto come i locali (una full immersion insomma, memori, Amica Giovane soprattutto, di quanto detto dai ragazzi nell’altro bar, ossia che la gente va a bere portandosi dietro qualcosa da mangiare, magari la pizza presa di fronte. ) Non vi dico come è finita ma comunque siamo tornate a Bled alla tardissima ora delle 21, e io ho guidato giù per un sacco di tornanti e avendo sbagliato una svolta abbiamo fatto un giro turistico per la periferia di Liubljiana.

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camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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