Influenza, di nuovo

A dimostrazione che le giravolte della vita sono belle ma un po’ stressano mi sono presa (di nuovo) un malanno. Come, è arduo dirsi: una botta di freddo in ufficio (il magazzino è freddo per molte ragioni, ma se devi dare un libro a un utente non sempre ti metti il cappotto per cercarlo – specie se devi arrampicarti sugli scaffali più alti)? una botta di freddo quando ho cambiato il contatore vetusto? una botta di freddo e basta? il viaggetto nella ridente Lomellina per salvare un amico approdato per sbaglio a Mortara ? (visti: una cicogna, svariati aironi, e una nutria grande come un cane di media taglia) In più ho potuto spiaggiarmi a intermittenza e questo ha rallentato il mio recovery – vi basti sapere che ho tossito per tutto lo spettacolo di Marco Paolini Boomers (due ore di fila, praticamente) e con questo mi scuso con chi ha sopportato, tra cui un paio di conoscenti che erano nelle vicinanze. Per altro andare a teatro in città, a vedere la prosa, e vedere il teatro gremito fa molto piacere, tosse o non tosse.

Comunque, visto che sono stata a casa, ho letto un libro sulla casa, ossia My Hygge Home di Meik Wiking (che vi potete comprare dove volete), perché avevo letto già uno dei suoi libri sulla Hygge, che è grosso modo, quell’ingrediente che consente ai danesi di essere consistentemente in cima alle classifiche mondiali dei popoli più felici, questo a dispetto del fatto che il clima danese è quello che è (ma qui siamo a Mandrognistan Ville e non può essere peggio) e anche del fatto, e lui lo dice abbastanza esplicitamente in un paio di suoi libri, che la società danese è poco aperta verso gli stranieri e integrarsi è molto difficile. D’altro canto hanno scuole gratuite sino all’università, un ottimo sistema sanitario e un notevole sistema di welfare pubblico e privato: direi che ragioni per essere felici ne hanno.

Ora, io non so se casa mia segue i canoni tradizionli della hygge. Ad esempio, ai danesi piacciono molto le candele e anche a me, ma non sono l’ideale se in casa hai tre gatti che saltano dappertutto (una volta Fanny si è accidentalmente seduta su una candela con tanto di puzza di pelo bruciaticccio – non si è fatta niente ovviamente, non se n’è nemmeno accorta perché era una candelina da the – ma questo ha ucciso le mie candele per così dire) Poi lo stile scandinavo non è esattamente applicabile in un alloggio dove ci sono le tracce di tre famiglie e quattro case (e dove c’è sin troppa roba, ma questo è): ma ci sono molti suggerimenti fattibili e interessanti , anche per la conviviavilità (no, il club di cucina nella mia cucina no). Però adoro i vasi scandinavi (la Danimarca è la madre delle porcellane di design e delle luci soffuse).

Però hygge è hygge, almeno per qualcuna (non so nemmeno come si pronuncia). In ogni caso hygge senza gatto non esiste. ( non dovrebbe essere lì naturalmente, ma adoro la sua faccetta- e le zampone. Ha avuto il suo primo calore, ha fatto pipì nel bidet, e Cinorosino ha provato a sedurla ma ahimé alle sue palline abbiamo fatto zac zac a suo tempo. )

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About alpslover

camminatrice e scrittrice, insegnante e madre - di - gatto, moglie scoordinata e ricercatrice, vive nel profondo nord.
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