Con grande sprezzo del pericolo (per le mie giunture) sono andata in montagna con Amica Giovane. Con grande sprezzo del pericolo perché Amica Giovane, essendo giovane, si spara 1200 metri di dislivello in una botta e poi vien giù con le ginocchia doloranti ma felice. Io ehm, meglio che non ci provi. Avevamo fatto delle prove di escursione, andando in giro senza scopo di raggiungimento di una meta (nel caso del Penice, la meta proprio aveva deciso di non farsi vedere), ma non avevamo mai pianificato una vera e propria escursione sino allo scorso week end.
A me piacciono i laghi, a lei piacciono i laghi, e così da un po’ mi diceva di voler andare al lac du Lauzanier, che è subito dopo la frontiera del colle della Maddalena, Col de Larche, in una valle laterale. Ho cercato online la descrizione ne ho trovato due o tre, il dislivello era accettabile, circa 500m . Tutte dicevano, adatto ai bambini, e questo avrebbe dovuto mettermi sull’avviso, perché già una volta mi ero presa per così dire una fregatura (ci farò un post, sull’ “adatto ai bambini”). Va bene che all’estero i figli sono di solito gettati nel mondo con meno paracadute rispetto all’italico suolo, ma direi che c’è un limite a tutto (non in Scozia dove i bimbi si arrampicano felici ovunque, ma dove lo sport nazionale è pur sempre lanciare in aria tronchi d’albero in kilt)
Anyway. Siamo partiti con una logistica minimale: ho stoppato un tentativo di dormire due notti in due posti diversi e venerdì pomeriggio per tempo sono partita per Leinì per lasciare l’auto sottocasa di Amica Numero tre ed evitarmi così la ricerca di un costoso parcheggio a Torino di venerdì sera. Sono partita con il patema e lo stomaco in subbuglio (non per il patema, ma perché girano dei germi strani): quello che Google mi facesse girare nella ridente cintura industriale di Torino. Invece no. Mi ha portato, quasi logicamente, davanti a casa di Dany persino in arrivo sull’ora prevista (perché ormai, battere il tempo di Google è un punto d’onore) e da lì Dany mi ha portato armi e bagagli davanti all’Irenemobile, giro turistico nei peggiori bassifondi di Torino compreso (Corso Vercelli era un ghetto negli anni ’80 e lo è ancora adesso). Io non lavoro il venerdì pomeriggio, ma la Banca di Amica Giovane sì, quindi siamo arrivate al colle della Maddalena che era buio pesto, e parecchi ridenti paesini avevano una illuminazione degna di Incontri ravvicinati del terzo tipo (per la cronaca, 20 tornanti a salire, e altri dieci a scendere dall’altra parte, e per fortuna essendo venerdì non transitavano i tir – i tir ).
Abbiamo dormito in un castello a Jausiers, sì è su Airbnb, non abbiamo trovato le chiavi, poi le abbiamo trovate e sì siamo andate a letto senza cena, perché era troppo tardi per tutto. In più qualcuno sparava tecnazza al piano di sopra (io ho dormito lo stesso, devo dire, ma il giorno dopo Amica Giovane ha chiamato la nostra host e forse li hanno fisicamente rimossi perché a sera non volava una mosca). Il sabato comunque diluviava e ha diluviato praticamente tutto il giorno.
Domenica mattina era ancora nuvoloso. Io avevo qualche dubbio relativo al meteo, ma boh, proviamo. Per arrivare al punto d’inizio del sentiero occorre percorrere una stradina larga un palmo che però porta alla base dell’itinerario , se no ai 19/15/16 km – non c’è un descrizione che concordi- bisogna aggiungere altri tre km o più.
E poi si va, prima in falsopiano, poi in salita , poi decisamente in salita.

E io ho avuto un momento di crisi (capita eh, avendo una certa, probabilmente mi sarebbe bastato fermarmi una decina di minuti, invece volevo fare bella figura. Ve l’ho detto, ce l’ho nel dna) In realtà è successo proprio così. Abbiamo incrociato un po’ di gente fatto due parole scoperto che mancavano una ventina di minuti al lago – ed era così. E io sono salita molto meglio.
E poi c’erano le marmotte (non date cibo alle marmotte diceva il cartello): che vengono a rubarti i panini di mano. Si fanno accarezzare se siete accorti ( e no non cercate di prenderle in braccio) Mentre Irene correva al lago Derrière la croix (un ‘altra oretta) io ho fraternizzato.

Ne vale la pena? Assolutamente. Mi sono gasata molto? Moltissimo.

Un’unica strada, ben segnalata, che abbiamo percorso in due ore e quaranta ( Amica giovane ha calcolato che comunque non ci avrebbe messo meno di due ore/ due ore e un quarto)
I bambini, che c’erano, sono arrivati una ora e mezza dopo. Fate i vostri conti.
Due ore a scendere.
Il tempo era nuvoloso e per fortuna perché è tutto al sole tutto il giorno. Ustione assicurata
Acido lattico sparito dopo una doccia calda e un buon massaggio (ve l’ho detto, gasatissima. Sto cercando altri laghi)
