Sembrano le Maldive, ma è Caraglio

Perché quest’anno, forte dell’ aver letto il libro Faggiani ho portato la mia controparte ( e il cane) nelle valli piemontesi non ancora esplorate. Proprio perché prima di andare alle Maldive, che poi non mi interessa più di tanto, forse è meglio conoscere casa nostra.
E infatti già a febbraio abbiamo prenotato questo delizioso e molto grande appartamento a Caraglio, in una frazione, veramente; per sentirmi poi dire “ma è in pianura”: peccato che alla sera ci siano tredici gradi e la coperta vada benissimo ( dovevamo venire in luglio, forse). È in pianura, ma ai margini della Val Grana, in un punto perfetto per fruttare le temperature più miti dei Monti.
E così possiamo sfruttare la possibilità di vedere piccoli tesori piemontesi che altrimenti non avremmo mai visto – e sì andremo anche a Cuneo perché Lulù e Tobia non ci sono mai stati.
Quali sono i piccoli tesori nascosti? In primo luogo, Fossano, che come Pinerolo è stata un città militare importante. Si può passeggiare sotto i portici, che sono un must in tutto il saluzzese ( qui c’ erano appunto i Saluzzo e i principi di Acaja , che i Savoia li vedevano più o meno come il fumo negli occhi. A Fossano degli Acaja c’è ancora un castello a pianta quadrata con quattro torrioni angolari, che ora è sede della biblioteca e un duomo barocco molto imponente . E poi dato che questo è il Piemonte dei piaceri gastronomici, abbiamo cenato alla Vineria della Piazzetta, nei pressi della Fondazione Fossano Musica ( sì perché eravamo anche andate a un concerto)

Il secondo piccolo tesoro è Dronero, la porta della Val Maira . Lo so Dronero anziché Gallipoli, ma pure anziché Cortina o Courmayeur: cammino, mi abbronzo lo stesso e c’è molta meno gente, e lo sapete io sono asociale da tempi non sospetti. Ci sono i portici, alcuni bei palazzi restaurati con gusto , qualche mostro ( una scuola – fatelo, quel giochino di scovare l’edificio più brutto del posto in cui siete, che sia Gallipoli o Santa Teresa di Gallura*. Tra l’altro, se volete, potete rivendervi la citazione letteraria: ne La donna della domenica di Fruttero e Lucentini c’è tutta una disquisizione sullo squallore di Torino e dove trovarlo)
A Dronero c’è un ponte del diavolo, costruito dai marchesi di Saluzzo in realtà per unire le due sponde del torrente. In Piemonte il diavolo doveva avere una laurea in ingegneria perché ha costruito ponti dalle valli di Lanzo a Cuneo, e nessuno di questi ha particolare odore di zolfo. C’è anche un Mulino, ben conservato e c’è anche (spoiler : qui parla l’operatore culturale) un museo diffuso che racconta la storia di una città in guerra. Cercate le lapidi sui muri di tutta la città, dall’archeologia industriale all’edificio del teatro, dove ora sotto i portici c’è un panoramico caffè . Solo in centro ne ho contate almeno cinque. E a pochi chilometri, e qualche ora di strada a piedi, c’è la borgata Paraloup, dove Nuto Revelli aveva la sua sede di brigata.

* Ho messo posti assolutamente a caso, che qui ormai si incazzano pure le bisce per qualsiasi cosa
