(E’ morto Juan Carrito, gnoccone di un orso. E abbiamo fallito anche questa volta)
In questo ultimo viaggio, e anche in una circostanza successiva, mi sono dedicata nuovamente ad esplorare mondi artistici sconosciuti. La Costa azzurra è stata da subito una musa per tanti pittori , non solo a Saint Paul de Vence, ma in tutta la costa da Marsiglia al confine. A Nizza ho scoperto il blue Klein, una rivelazione, e mi mancano ancora i musei Matisse e Chagall.
Ma per tornare a Matisse, non ero andata alla cappella del Rosario, che Matisse considerava uno dei suoi capolavori, per mancanza di tempo, la volta scorsa; questa volta, ho deciso di dedicare il pomeriggio solo a lei. E ci sono andata in auto, quando forse avrei potuto farmi una passeggiata da uno dei parcheggi in paese (il parcheggio davanti alla piccola chiesa nei momenti di maggior traffico turistico è impossibile, perché ci sono uno o due stalli, ma come ho detto, il bello del viaggiare fuori stagione è che non trovi folla e trovi parcheggio).

Ah, scusate, a Vence. La cappella è alla periferia del paese, in una strada che poi si inoltra sulle colline (non provate a fare inversione a u, apposita rotonda ve lo lascia fare a circa un km dalla cappella, e non parcheggiate sulle strisce – vedete che il discorso del fuori stagione ci sta e lo sanno pure loro) Nella cappella non si possono fare foto, assolutamente. Come ad Assisi, vi ringhiano se ci provate, dato che un custode è sempre presente nella sala. E’ possibile, o almeno nessuno ha avuto niente da ridire, nelle sale del museo dove sono esposti i lavori preparatori fatti dal pittore, che secondo me sono ancora più interessanti del risultato finale. La cappella è un’opera totale, perché è stata concepita architettorincamente, negli interni e nell’arredamento, compresi i paramenti sacerdotali (altri si trovano al museo di Vence). Io ho trovato, nei disegni, fantastica la suggestione delle linee che suggeriscono le immagini della via Crucis.