Come si sa, poche volte la montagna finisce sulle prime pagine della stampa generalista, ma in questi giorni la storia della rissa sulla Ice fall tra Simone Moro e gli altri alpinisti e gli sherpa che preparavano le corde fisse è finita ovunque: dalla Gazzetta http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Altri_Sport/Alpinismo/29-04-2013/simone-moro-che-paura-aggressione-ad-alta-quota-tre-sherpa-attaccano-pugni-calci-coltellata-20307191788.shtml, al Sole 24 ore http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-29/rissa-himalaya-gruppo-sherpa-110333.shtml?uuid=AbhIyTrH . Probabilmente , perché è stato coinvolto un alpinista italiano, piuttosto noto; perché quest’anno è l’anniversario della prima scalata al Tetto del mondo (alla Grande Madre), perché l’Himalaya “fa” notizia. Al di la della notizia in sé, la questione dello sfruttamento della montagna e della sua immagine è fondamentale. Giustamente gli sherpa vivono di turismo, che è la loro sola risorsa, e guadagnano molto di più dalle spedizione commerciali che da alpinisti come Moro, che salgono veloci, slegati, senza bisogno di aiuto e leggeri nell’equipaggiamento. Allora la logica conseguenza, è, trasformiamo il parco nazionale in un luna park, mettiamoci un ascensore e andiamoci tutti, anche quelli come me che probabilmente non avrebbero le forze (per non parlare dell’ allenamento) per arrivare sino al Kala Pattar, il belvedere da cui si può ammirare la vetta dell’Everest, che dal ghiacciaio del Khumbu non si vede (piccolo particolare, la cima è più alta del Monte Bianco). Inutile fare il discorso della montagna che non è alla portata di tutti quando il denaro ti permette di farti portare in cima, ossigeno e tutto, da un alpinista abile e forte, che solo per comodità lo si chiama sherpa, portatore. Dai tempi di Hillary, le cose sono molto cambiate, ma se sostituiamo gli affari alla pratica sportiva mi sembra che ci stiamo avviando su una china pericolosa. Specie se se anche sulle montagne Himalayane i cambiamenti climatici muteranno il modo di salire.