Lo so, ci sarebbero molte cose da dire, ma preferisco iniziare con il racconto di un bel pomeriggio, ben documentato dalle foto che ho già caricato nella mia pagina su Picasa (vd blogroll) . Sono (siamo) tornate alla St. Ours ad Aosta. Erano anni, come si dice, perché in questa parte dell’anno di solito sono sempre molto impegnata. Ma appunto quest’anno non è stato così, anche se probabilmente passerà un po’ di tempo prima che possa uscire dall’apnea da lavoro, in più la Betta ha accettato di venire con me e così abbiamo lasciato i nostri mariti a casa, e ogni tanto fa bene, e ce la siamo filate in una bella giornata limpidissima, dovuta ad una nevischiata della sera prima. Arrivate presto, trovato parcheggio piuttosto vicino, prima della rotatoria dello stadio, e abbiamo potuto goderci una passeggiata in mezzo ad una notevole quantità di gente (mi immagino la domenica, dove almeno tre fra le mie conoscenze avevano pianificato una gita).Una notevole quantità, ma non la folla strabocchevole che in altre occasioni mi era accaduto di incontrare. A parte uno o due snodi nevralgici, siamo riusciti a muoverci quasi sempre agevolmente, anche nel padiglione delle specialità gastronomiche valdostane, anche, un po’ meno in quello di piazza Chanoux dove ci sono artisti, mobilieri e anche tessitori, con la solita fermata dalla cooperativa le Tissérands della Valgrisenche. Spese, sì – anche mangerecce – chiacchiere molte, aria fredda. Che ci impedisce di passarci la pensione, in val d’Aosta – ad arrivarci, ovviamente.
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