Non avrei voluto scrivere questo. Non avrei voluto leggere che ci sono dei dementi che pensano sia scoppiata una mina (dopo i novax, i proputin, i negazionisti, ci mancavano davero i complottisti) e altri dementi che salgono sul ghiacciaio nonostante il divieto e nonostante la pericolosità intrinseca del luogo…
Torniamo indietro. Avrei voluto iniziare con le panchine, che dalle Langhe sono dilagate in tutto il nord Italia. Invece… Sono stata varie volte al Lago di Fedaia, mai con la Funivia di Malga Ciapela, ma la prima volta che ero passata da quelle parti, molti anni fa, c’era ancora la cestovia che dal lago arrivava a Pian dei Fiacconi (al Rifugio che che poi è stato colpito da una slavina nel 2020) e avevo convinto il riluttante marito ad arrivare sin là. Poi mentre lui leggeva al rifugio avevo iniziato a percorrere la frequentatissima traccia sul ghiacciaio per scattare qualche fotografia.
Mettiamoci d’accordo sulle parole: non si tratta di una escursione. Si tratta di una ascensione su ghiacciaio che si conclude con una ferrata, nel migliore dei casi. Il ghiacciaio nel 2000 o giù di lì era a livello del rifugio più o meno. Adesso il punto in cui si calzano i ramponi è molto più in alto perchè lo strato del ghiacciaio è praticamente scomparso, ma per favore non banalizziamo. Tra l’altro, un giro su You Tube e si ha contezza di cosa sia risalire il ghiacciaio (ci sono video di giugno)
L’unica cosa che posso dire è che in periodi di gran caldo, bisogna partire molto presto, e tornare altrettanto presto per evitare pericoli. Altra cosa. Il cambiamento è reale, la maggior parte delle guide escursionistiche e alpinistiche stanno diventando obsolete perché gli itinerari e le vie di salita, letteralmente, non ci sono più. E non sto parlando solo dei Dru o delle Tofane, giusto per citare due crolli che hanno cancellato vie famose e importanti, sto pensando ai sentieri che cambiano, ai punti di riferimento che scompaiono (pensate solo alla devastazione provocata da Vaia anni fa)
Poi vedete voi: la montagna non è un parco giochi, checché ne pensino i responsabili del turismo. Se il crollo fosse avvenuto che so, sul frequentatissimo itinerario attrezzato al Piz Boè, dove ho visto processioni di escursionisti compresi quelli con le sneaker firmate, avremmo avuto gli stessi schiamazzi scomposti. Schiamazzi anche da parte di giornalisti non proprio competenti (e lo so, è anche colpa del fatto che si tratta per lo più di redattori e stagisti sottopagati per aggiornare i siti, quando invece i grandi giornali dovrebbero renersi conto che l’online deve avere la stessa attendibilità del cartaceo). Al mare è lo stesso, si può affogare in un metro d’acqua, e anche un buon nuotatore, ad esempio, evita di buttarsi con il mare grosso e la bandiera rossa, a meno di non voler correre grossi rischi – e poi anche lì c’è sempre il fenomeno).
bisogna scindere tra la legittima responsabilità di chi esce in montagna (mare /lago/fiume/qualsiasi sport) e invece la necessita, l’obbligo di decidere per il clima (il buco nell’ozono, che era lo spauracchio di qualche anno fa è stato affrontato e risolto dall’intervento dei governi). Altrimenti si arriva al si salvi chi può – cioè non noi, direi.