Questa volta taccio, perché è di mio marito, ed è molto bella
L’inverno del ’55
Madre mia perché
non mi hai abbandonato
quando gli angeli piangevano lacrime di ossidiana
e quando dalle monadi impenetrabili del nostro essere
bruciavano i fuochi.
Cantava allora l’arcobaleno
sopra il cielo ricurvo e risonante
di un’arpa mai ascoltata
e così in un attimo si ricongiungeva
il corpo disfatto e verticale
del nostro araldico
e principesco vuoto